🚵♂️ Le Salite Più Famose del Tour de France

Leggende, fatica e gloria sulle montagne francesi
Il Tour de France non è solo una corsa ciclistica: è un rito estivo, una sfida epica che ogni anno porta i migliori atleti del mondo a confrontarsi con la vera essenza del ciclismo la montagna.
Tra le Alpi e i Pirenei, le salite del Tour hanno visto nascere eroi, crollare sogni e scrivere pagine indelebili della storia dello sport.
Le grandi ascese come l’Alpe d’Huez, il Mont Ventoux, il Galibier o il Tourmalet sono diventate simboli di coraggio e resistenza. Qui non contano solo i watt o la tattica: contano la forza interiore, il rapporto intimo tra l’uomo e la montagna, e quella sofferenza che si trasforma in gloria una volta oltrepassato il traguardo.
Ogni tornante ha la sua storia, ogni cima la sua leggenda. C’è chi ha vinto in solitaria tra due ali di folla urlanti, e chi ha ceduto a pochi metri dal sogno. Sono luoghi che, ancora oggi, attraggono migliaia di ciclisti amatori da tutto il mondo, desiderosi di ripercorrere le strade dei campioni e mettere alla prova se stessi.
In questo articolo scopriamo insieme le salite più famose del Tour de France, con dati, curiosità e aneddoti che ne raccontano il fascino eterno tra mito, fatica e bellezza senza tempo.
Scopri le montagne leggendarie che hanno fatto la storia del Tour de France: pendenze, dati tecnici, curiosità e imprese indimenticabili.
Usa l’indice qui sotto per navigare facilmente tra le salite 👇
- Alpe d’Huez – La Regina delle Alpi
- Mont Ventoux – Il Gigante della Provenza
- Col du Tourmalet – Il Simbolo dei Pirenei
- Col du Galibier – L’alta montagna per eccellenza
- Col d’Aubisque – Tra panorami mozzafiato e leggende
- Plateau de Beille – L’arrivo moderno più selettivo


🏔️ Alpe d’Huez – La Regina delle Alpi
Dati principali:
- Altitudine: 1.850 m
- Lunghezza: 13,8 km
- Pendenza media: 8,1 %
- Dislivello: 1.071 m
- Tornanti: 21 (ognuno intitolato a un vincitore di tappa del Tour de France)
🚴♂️ Descrizione
L’Alpe d’Huez è molto più di una semplice salita: è un’icona del ciclismo mondiale.
Con i suoi 21 tornanti numerati, ciascuno dedicato a un campione che ha trionfato su questa montagna, rappresenta un viaggio nella leggenda del Tour.
La salita parte da Le Bourg-d’Oisans, a 720 m di quota, e si arrampica con pendenza costante fino al cuore della stazione sciistica dell’Alpe, a 1.850 m.
Il ritmo è serrato fin dai primi chilometri il primo tornante presenta già tratti oltre il 10 % e ogni curva diventa una battaglia di gambe e testa.
I paesaggi si aprono progressivamente, dalle gole iniziali fino ai panorami alpini mozzafiato, mentre le strade si stringono tra muri di tifosi che trasformano la montagna in un vero e proprio stadio naturale.
Nei giorni del Tour, il boato della folla e l’odore dei freni arroventati accompagnano i corridori in una sfida quasi mistica: chi conquista l’Alpe entra nella storia.
🏆 Storia
L’Alpe d’Huez ha fatto il suo debutto nel 1952, con la vittoria leggendaria di Fausto Coppi, che in solitaria tagliò il traguardo inaugurando una nuova era per il ciclismo in montagna.
Da allora è stata teatro di alcune delle battaglie più epiche del Tour de France:
- Marco Pantani nel 1995 e nel 1997, con due vittorie indimenticabili che lo consacrarono come il “Pirata delle Alpi”;
- Bernard Hinault e Laurent Fignon negli anni ’80, simboli dell’orgoglio francese;
- Lance Armstrong e Jan Ullrich nei duelli moderni dei primi anni 2000.
Dal 1952 a oggi, l’Alpe è stata affrontata più di 30 volte nella storia del Tour, guadagnandosi il soprannome di “Cattedrale del Ciclismo”.
Ogni edizione regala momenti di pura emozione, con distacchi minimi, sguardi d’acciaio e imprese destinate a rimanere nella memoria collettiva degli appassionati.
🌟 Curiosità
- Il record di scalata appartiene ancora oggi a Marco Pantani, che nel 1997 coprì i 13,8 km in 37’35”, a una media impressionante di 22,6 km/h.
- Nel 2015, durante il Tour, la tappa all’Alpe fu seguita da oltre un milione di spettatori lungo la strada, rendendola una delle salite più frequentate della storia del ciclismo.
- I tornanti dell’Alpe d’Huez sono diventati parte integrante della cultura popolare francese: ogni curva è segnalata da un pannello con il nome di un campione, creando un museo a cielo aperto del ciclismo.
- La salita è una meta fissa per gli amatori: migliaia di cicloturisti la affrontano ogni anno, testando le proprie gambe su uno dei percorsi più mitici del mondo.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Se vuoi affrontarla in bici, parti presto al mattino da Bourg-d’Oisans, quando la strada è ancora tranquilla e l’aria fresca.
Mantieni un ritmo regolare nei primi 5 km (i più duri, con punte oltre il 10 %) e goditi il panorama man mano che sali: ogni tornante non è solo un numero, ma una storia di coraggio.
In cima, la vista sulle Alpi francesi e l’atmosfera unica ripagheranno ogni goccia di sudore.
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🏞️ Mont Ventoux – Il Gigante della Provenza
Dati principali:
- Altitudine: 1.909 m
- Lunghezza: 21,5 km (da Bédoin, versante principale)
- Pendenza media: 7,5 %
- Dislivello: circa 1.610 m
🚴♂️ Descrizione
Il Mont Ventoux, chiamato anche Le Géant de Provence, è una montagna che domina solitaria il paesaggio della Provenza, visibile a oltre cento chilometri di distanza. La sua mole biancastra, spesso spazzata da venti impetuosi, emerge come un faro nel cuore del sud della Francia.
La salita da Bédoin, la più iconica, si snoda per oltre 21 km: una prova di resistenza totale.
I primi 6 km attraversano dolcemente i campi di lavanda e vigneti, poi la strada entra nel bosco e inizia la vera battaglia. Dal Chalet Reynard, a quota 1.435 m, l’ambiente cambia improvvisamente: il verde scompare e lascia spazio a un paesaggio brullo, fatto di pietre bianche e vento, un vero deserto d’alta quota.
Gli ultimi 6 km sono un incubo per gambe e mente. Le raffiche del Mistral, che possono superare i 100 km/h, spazzano via ogni certezza. La torre meteorologica bianca e rossa in cima, visibile sin dai tornanti più bassi, diventa un miraggio che accompagna la fatica del corridore fino all’ultimo metro.
Il Ventoux non è solo una montagna: è una prova spirituale, una lotta contro se stessi e contro la natura. Chi lo affronta, in gara o da amatore, porta con sé una sensazione che va oltre la vittoria un rispetto quasi religioso per la sua imponenza.
🏆 Storia
Il Mont Ventoux è entrato nel Tour de France nel 1951, e da allora è diventato sinonimo di gloria e tragedia.
La sua ascesa è stata teatro di imprese leggendarie, ma anche di momenti oscuri che hanno segnato per sempre la corsa.
Il ricordo più drammatico resta quello del 13 luglio 1967, quando Tom Simpson, campione britannico, collassò a pochi chilometri dalla vetta, sopraffatto dal caldo, dalla disidratazione e dall’uso di stimolanti. Morì tra le braccia dei soccorritori, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva del ciclismo.
Da allora, ogni passaggio del Tour sul Ventoux è carico di rispetto e commozione.
Molti corridori, passando davanti alla stele commemorativa dedicata a Simpson, rallentano o si scoprono il capo in segno di omaggio.
Negli anni, il “Gigante della Provenza” ha incoronato scalatori di razza come Eddy Merckx, Bernard Thévenet, Marco Pantani, Richard Virenque, Chris Froome e Jonas Vingegaard, ciascuno autore di imprese che hanno contribuito a costruirne la leggenda.
🌟 Curiosità
- Il nome “Ventoux” deriva dal latino ventosus, che significa ventoso una definizione perfetta per la cima più esposta di Francia.
- La montagna è parte della Riserva della Biosfera UNESCO, con oltre 1.500 specie vegetali e una fauna ricchissima, dai camosci agli avvoltoi.
- Oltre al versante di Bédoin, esistono altri due accessi famosi: da Malaucène (20,9 km al 7,2 %) e da Sault, il più dolce (25 km al 4,7 %).
- Nel 2016, durante una tappa del Tour colpita da raffiche violentissime, le moto televisive furono costrette a fermarsi: i corridori continuarono a piedi, spinti dal vento, a dimostrazione della forza brutale di questa montagna.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Per affrontare il Ventoux è fondamentale gestire ritmo e temperature: le giornate estive possono essere torride alla base e gelide in vetta.
Parti presto da Bédoin o Malaucène, idratati bene e porta un indumento antivento per la discesa.
La sensazione di arrivare in cima, tra cielo e pietre bianche, con la torre meteorologica davanti e il silenzio assoluto intorno, è una delle esperienze più forti che un ciclista possa vivere.
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🏔️ Col du Tourmalet – Il Simbolo dei Pirenei
Dati principali:
- Altitudine: 2.115 m
- Lunghezza: 17,2 km (da Luz-Saint-Sauveur, versante ovest)
- Pendenza media: 7,4 %
- Dislivello: 1.270 m
🚴♂️ Descrizione
Il Col du Tourmalet è la montagna per eccellenza del Tour de France. Situato nel cuore dei Pirenei francesi, unisce i dipartimenti degli Hautes-Pyrénées attraverso un valico che, più di ogni altro, rappresenta l’anima stessa della corsa.
La salita dal versante di Luz-Saint-Sauveur si sviluppa per oltre 17 chilometri di ascesa continua. Dopo i primi tratti più morbidi lungo la valle, la strada si impenna stabilmente al 7-8 %, attraversando piccoli villaggi come Viella e Barèges, dove il paesaggio comincia a trasformarsi: il verde dei pascoli lascia spazio alle rocce e ai tornanti spogli tipici dei Pirenei più autentici.
Negli ultimi chilometri, oltre la zona sciistica di Super-Barèges, la fatica diventa pura. La rarefazione dell’aria, la pendenza costante e la vista della cima che sembra non arrivare mai mettono alla prova ogni ciclista. In cima, il panorama ripaga con un colpo d’occhio spettacolare: una distesa di cime ondulate, il vento che taglia la pelle e la sensazione di essere entrati in un luogo sacro del ciclismo mondiale.
Chi affronta il Tourmalet vive un’esperienza totale fisica e mentale che riassume la filosofia del Tour: “soffrire, resistere, arrivare”.
🏆 Storia
Il Tourmalet è la salita più affrontata nella storia del Tour de France, con oltre 80 passaggi dal 1910 a oggi.
Fu proprio nel 1910 che il Tour decise per la prima volta di inserire le montagne nel percorso, e il Tourmalet divenne la prima grande prova d’altura della corsa.
La leggenda racconta che Alphonse Steinès, giornalista e inviato dell’organizzatore Henri Desgrange, fu mandato in avanscoperta per verificare la fattibilità della salita. Dopo essere rimasto bloccato nella neve e aver rischiato la vita, telegrafò al direttore del Tour la celebre frase:
“Passato il Tourmalet, tutto è molto bene… tranne la strada!”
Da quel momento, il valico entrò per sempre nella mitologia della corsa.
Negli anni, il Tourmalet ha visto sfilare tutti i grandi del ciclismo: da Octave Lapébie a Fausto Coppi, da Federico Bahamontes a Miguel Indurain, da Andy Schleck a Tadej Pogačar.
Molti di loro hanno costruito qui una parte della propria leggenda, con attacchi a cuore aperto e gesti eroici nella nebbia o sotto la pioggia dei Pirenei.
Ogni volta che il Tour passa di qui, la corsa cambia volto: chi domina il Tourmalet spesso diventa il padrone della classifica generale.
🌟 Curiosità
- Sulla vetta del colle, a 2.115 metri, si erge la celebre statua in metallo “Le Géant du Tourmalet”, raffigurante un ciclista proteso nella fatica della scalata. È diventata uno dei simboli assoluti del Tour de France.
- Ogni anno, a inizio estate, viene organizzata la manifestazione “Montée du Géant”, in cui la statua viene portata cerimonialmente dal paese di Bagnères-de-Bigorre fino al passo, celebrando l’apertura della stagione ciclistica.
- Il Tourmalet è anche sede di stazioni sciistiche storiche, e nei mesi estivi la strada è popolata da migliaia di cicloturisti che cercano di misurarsi con il “mostro dei Pirenei”.
- Il nome “Tourmalet” non significa “brutta salita”, come molti credono, ma deriva dall’occitano “tur malet”, cioè “cattivo passaggio” un nome che, ironicamente, descrive alla perfezione la sua durezza.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Affrontare il Tourmalet richiede resistenza, pazienza e rispetto.
Il versante di Luz-Saint-Sauveur è il più regolare ma anche il più esposto: il clima può cambiare in pochi minuti, con vento forte o nebbia improvvisa.
Parti presto al mattino, porta sempre con te un antivento e abbigliamento caldo per la discesa: anche in estate la temperatura in vetta può scendere sotto i 10 °C.
Chi riesce a raggiungere il cartello “Col du Tourmalet – 2115 m” e a scattare una foto sotto il “Géant” può dire, senza esagerare, di aver toccato uno dei templi del ciclismo mondiale.
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🏔️ Col du Galibier – L’alta montagna per eccellenza
Dati principali:
- Altitudine: 2.642 m
- Lunghezza: 18,1 km (da Valloire, versante nord)
- Pendenza media: 6,9 %
- Dislivello: 1.245 m
🚴♂️ Descrizione
Il Col du Galibier è una delle salite più maestose e affascinanti del Tour de France. Situato tra la Savoia e le Hautes-Alpes, è una montagna che domina la scena con i suoi 2.642 metri di altitudine, spesso il punto più alto dell’intera Grande Boucle.
L’ascesa da Valloire è un viaggio nel cuore delle Alpi: i primi chilometri scorrono dolcemente tra pascoli e alpeggi, ma presto la strada si impenna, lasciando spazio a tornanti scolpiti nella roccia e panorami che tolgono il fiato. Gli ultimi 8 chilometri sono un crescendo di fatica e grandiosità, con pendenze costanti attorno al 7–8 % e tratti che superano il 10 % nei pressi della vetta.
L’ambiente è severo e magnifico allo stesso tempo: rocce nude, aria rarefatta, silenzio assoluto.
Ogni pedalata sembra un passo verso il cielo, mentre in lontananza si intravede la galleria del vecchio tunnel e, più in alto ancora, la strada che serpeggia fino al vero passo, posto 90 metri più su.
Arrivare al Galibier è come varcare una soglia simbolica: è qui che il ciclismo incontra la montagna nella sua forma più pura e spirituale.
🏆 Storia
Il Galibier entrò per la prima volta nel Tour de France nel 1911, un anno dopo l’introduzione del Tourmalet. Fu subito un banco di prova estremo per i corridori pionieri, costretti a spingere biciclette pesantissime su strade sterrate e innevate.
In quell’occasione, Émile Georget e Paul Duboc aprirono la strada, ma fu Gustave Garrigou a scrivere la prima pagina epica del Galibier: arrivò in cima spingendo la bici a piedi, coperto di neve e fango, ma riuscì comunque a vincere la tappa.
Nel corso dei decenni, il Galibier è diventato un simbolo assoluto del Tour, teatro di imprese leggendarie e di colpi di scena che hanno deciso intere edizioni:
- Nel 1952, Fausto Coppi lo scalò in solitaria durante una tappa memorabile che lo consacrò mito.
- Nel 1998, Marco Pantani lo trasformò in trampolino per una delle più grandi imprese della storia moderna: attaccò sul Galibier sotto la neve e vinse a Les Deux Alpes, strappando la maglia gialla e conquistando il Tour.
- Nel 2011, Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo e trionfò proprio sul passo, in una delle fughe più spettacolari degli ultimi decenni.
Ogni volta che la corsa passa da qui, la scritta “Souvenir Henri Desgrange” ricorda il nome del fondatore del Tour e celebra il corridore che per primo transita sulla cima del colle. È un tributo alla storia, al sacrificio e alla bellezza eterna di questo sport.
🌟 Curiosità
- Il tunnel del Galibier, lungo 365 metri, fu inaugurato nel 1891 e per decenni rappresentò il punto di passaggio obbligato. È rimasto chiuso dal 1976 al 2002 per lavori di sicurezza e oggi è nuovamente transitabile, anche se il Tour de France preferisce il tratto panoramico che sale fino alla vetta vera e propria (2.642 m).
- Il Souvenir Henri Desgrange il premio al primo corridore che raggiunge il punto più alto della corsa prende il nome proprio dal Galibier, dove spesso viene collocato il “tetto” del Tour.
- La salita è una tappa fissa anche per i cicloturisti: migliaia di appassionati la affrontano ogni estate, spesso partendo dal Col du Télégraphe (1.566 m) che precede il Galibier, in una combinazione devastante per gambe e fiato.
- Nelle giornate limpide, dalla vetta si gode una vista mozzafiato sul Massiccio des Écrins e sul Monviso italiano.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Affrontare il Galibier significa entrare nel cuore dell’alta montagna: è una salita lunga, esposta e spesso fredda, anche in piena estate.
Parti con abbigliamento adeguato, prevedi una borraccia supplementare e considera la possibilità di incontrare vento forte o addirittura neve residua anche a luglio.
Il tratto finale dopo il tunnel, con pendenza sopra il 10 %, è il momento decisivo: respira a fondo, trova il tuo ritmo e lasciati guidare dal panorama.
Arrivare in cima, sotto il cartello “Col du Galibier – Alt. 2642 m”, è una sensazione unica come toccare il tetto del Tour e scrivere, almeno un po’, la tua pagina personale nella storia del ciclismo.
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🏔️ Col d’Aubisque – Tra panorami mozzafiato e leggende
Dati principali:
- Altitudine: 1.709 m
- Lunghezza: 16,6 km (da Laruns, versante ovest)
- Pendenza media: 7,2 %
- Dislivello: 1.190 m
🚴♂️ Descrizione
Il Col d’Aubisque è una delle salite più spettacolari e iconiche dei Pirenei francesi. Inserito spesso in combinazione con il vicino Col du Soulor, forma un binomio di straordinaria bellezza e durezza, simbolo delle tappe più epiche del Tour de France.
Dal versante principale, che parte dal pittoresco villaggio di Laruns, la salita si sviluppa per oltre 16 chilometri in un alternarsi di boschi, pareti di roccia e tratti panoramici che lasciano senza fiato. I primi chilometri sono relativamente dolci, ma la pendenza cresce progressivamente fino al 9 % in prossimità della località termale di Eaux-Bonnes, dove la strada si stringe e comincia a salire decisa.
Dopo il Col du Soulor (1.474 m), il percorso diventa un autentico spettacolo naturale: la strada si snoda letteralmente scavata nella montagna, sospesa nel vuoto, con panorami mozzafiato sulle vallate pirenaiche. È uno dei tratti più fotogenici dell’intero Tour, con gallerie scavate a picco sulla roccia e curve esposte che offrono scorci da cartolina.
L’arrivo in vetta, tra prati e pascoli d’altura, è un momento di pura emozione: il silenzio dei Pirenei, il vento che soffia leggero e l’ampiezza dell’orizzonte fanno del Col d’Aubisque un luogo dove la fatica si trasforma in meraviglia.
🏆 Storia
Il Col d’Aubisque è una delle salite storiche del Tour de France, introdotta per la prima volta nel 1910, lo stesso anno del Tourmalet.
In quella leggendaria edizione, quando per la prima volta il Tour osò affrontare le montagne, i corridori pedalavano su strade sterrate, spesso con biciclette prive di cambio. L’Aubisque si impose subito come un banco di prova di resistenza e coraggio.
Negli anni successivi, il colle divenne una presenza fissa nelle tappe pirenaiche e fu teatro di momenti memorabili:
- Nel 1951, Louison Bobet compì un’impresa leggendaria sotto una pioggia torrenziale, consolidando la sua vittoria finale.
- Nel 1985, Bernard Hinault, in maglia gialla, affrontò la discesa dell’Aubisque con il volto insanguinato dopo una caduta, ma continuò a lottare fino a Parigi, simbolo del coraggio francese.
- Negli anni 2000, l’Aubisque tornò più volte come trampolino per attacchi spettacolari di scalatori come Richard Virenque, Iban Mayo e Alejandro Valverde.
Ogni passaggio del Tour su questa montagna è un ritorno alle origini, alla dimensione eroica del ciclismo, dove la lotta contro la pendenza e contro se stessi conta più di ogni tattica.
🌟 Curiosità
- Sulla vetta del colle si trovano tre enormi sculture di biciclette colorate, simbolo della passione ciclistica francese e omaggio permanente al Tour de France.
- Il Col d’Aubisque è spesso unito in tappa al Col du Soulor e, in alcuni casi, al Col du Tourmalet, dando vita a frazioni di montagna durissime, con oltre 4.000 metri di dislivello complessivo.
- Il nome “Aubisque” deriva dal termine basco “Auzbiscar”, che significa “luogo alto e ventoso”: una definizione che calza perfettamente con la sua natura esposta e panoramica.
- In inverno, la zona è frequentata dagli sciatori e dagli amanti del trekking, mentre in estate diventa un vero santuario per i ciclisti, con migliaia di amatori che cercano di conquistare la sua cima mitica.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Per vivere pienamente il fascino dell’Aubisque, la combinazione Laruns → Soulor → Aubisque è la più consigliata: un itinerario di 30 km che alterna tratti ombreggiati, panorami alpini e paesaggi di rara bellezza.
Le pendenze più impegnative si concentrano tra Eaux-Bonnes e Gourette, quindi è importante gestire bene le energie prima del tratto finale.
In cima, fermati un momento a contemplare il panorama e scatta una foto accanto alle biciclette colorate: è un rito per ogni ciclista che arriva quassù.
La discesa verso il Soulor è stretta e tecnica prudenza d’obbligo, ma la vista ti ripagherà di ogni sforzo.
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🏔️ Plateau de Beille – L’arrivo moderno più selettivo
Dati principali:
- Altitudine: 1.780 m
- Lunghezza: 15,8 km (da Les Cabannes)
- Pendenza media: 7,9 %
- Dislivello: 1.240 m
🚴♂️ Descrizione
Il Plateau de Beille, situato nel cuore dell’Ariège, nei Pirenei centrali, è una salita relativamente giovane nella storia del Tour de France, ma già diventata una delle più temute e rispettate.
L’ascesa inizia nel piccolo paese di Les Cabannes, a 560 metri di altitudine, e si sviluppa per quasi 16 chilometri fino alla stazione sciistica situata a 1.780 metri, con una pendenza costante e spietata, senza tregua.
La strada si inerpica in una lunga serie di curve immerse nei boschi, con tratti che oscillano costantemente tra l’8 e il 9 %, ma quasi mai si ammorbidiscono.
È una salita che non ha grandi cambi di ritmo, e proprio per questo diventa un vero test di potenza e regolarità, perfetta per gli scalatori puri.
Chi sbaglia passo nei primi chilometri paga caro nel finale, dove l’altitudine e l’umidità dell’aria pirenaica si fanno sentire.
Gli ultimi tornanti si aprono tra i pascoli e offrono una vista spettacolare sulla valle dell’Ariège e sulle cime circostanti. In vetta, il silenzio e l’immensità del paesaggio restituiscono una sensazione di conquista autentica, di equilibrio tra fatica e natura.
🏆 Storia
Il Plateau de Beille fece il suo debutto nel Tour de France nel 1998, e fin da subito mostrò il suo carattere selettivo. Quell’anno, sotto un caldo afoso, Marco Pantani dominò la tappa con una delle sue leggendarie accelerazioni in salita, lasciando tutti sul posto e vincendo con stile, preludio al suo trionfo finale a Parigi.
Da allora, il Plateau de Beille è stato affrontato diverse volte, e ha sempre avuto un ruolo cruciale nella classifica generale.
È considerato una salita “verità”, un luogo dove non si può bluffare: chi ha le gambe lo dimostra, chi non le ha, crolla.
Negli anni successivi, grandi campioni come Lance Armstrong, Alberto Contador, Jelle Vanendert e Chris Froome hanno lasciato il segno su questa montagna. In particolare, nel 2015, Froome consolidò qui la sua leadership con una prestazione dominante, ribadendo la fama del Plateau de Beille come giudice implacabile delle edizioni moderne del Tour.
Una curiosità che ne alimenta il mito: in quasi tutte le edizioni in cui la tappa si è conclusa al Plateau de Beille, il vincitore ha poi conquistato anche il Tour. Un dato che lo rende quasi un “oracolo” della corsa francese.
🌟 Curiosità
- La salita del Plateau de Beille è spesso definita la “Alpe d’Huez dei Pirenei” per la sua regolarità, la difficoltà e il pubblico caloroso che accoglie i corridori lungo la strada.
- Il dislivello di oltre 1.200 metri in meno di 16 km la rende una delle salite più impegnative del sud-ovest della Francia.
- Il plateau in cima ospita una stazione sciistica moderna, ma d’estate si trasforma in un’oasi di tranquillità e pascoli d’alta quota, frequentata da ciclisti amatori di tutta Europa.
- Durante le edizioni del Tour, la folla si raduna già dal giorno precedente: centinaia di camper e tende colorano i tornanti, trasformando la montagna in un enorme anfiteatro naturale.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Il Plateau de Beille è una salita da affrontare con rispetto.
Non presenta tratti estremi, ma la pendenza costante e la lunghezza richiedono una gestione oculata delle energie. Mantieni un ritmo regolare nei primi chilometri, idratati bene e non cedere alla tentazione di spingere troppo presto.
I 3 km finali, più aperti e panoramici, sono i più suggestivi: da lì si domina tutta la valle, e il senso di isolamento amplifica la sensazione di sfida e conquista.
In cima, il rifugio-ristoro e il panorama mozzafiato sono la giusta ricompensa per una delle scalate più impegnative e autentiche dei Pirenei moderni.
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🏔️ Hautacam – L’arena delle grandi sfide
Dati principali:
- Altitudine: 1.520 m
- Lunghezza: 13,6 km (da Argelès-Gazost)
- Pendenza media: 7,8 %
- Dislivello: circa 1.060 m
🚴♂️ Descrizione
L’Hautacam, situato nei Pirenei centrali sopra la cittadina di Argelès-Gazost, è una salita tanto affascinante quanto imprevedibile. Non è la più lunga, né la più alta del Tour de France, ma è tra le più difficili da interpretare e per questo è diventata una vera “arena di battaglie” tra i grandi scalatori della corsa francese.
La salita inizia dolcemente, ma già dopo i primi due chilometri la strada mostra il suo carattere: le pendenze cambiano continuamente, alternando tratti oltre il 10 % a brevi falsopiani che spezzano il ritmo. È una salita “nervosa”, che non consente di trovare facilmente la cadenza giusta.
Il tracciato serpeggia attraverso foreste, piccoli villaggi e curve strette, con scorci improvvisi sulla valle sottostante.
A differenza di salite più regolari come l’Alpe d’Huez o il Plateau de Beille, l’Hautacam non perdona gli errori di ritmo: chi parte troppo forte rischia di pagare dazio nel finale, quando le gambe si svuotano e la strada continua a cambiare pendenza senza pietà.
Gli ultimi chilometri, più aperti e panoramici, offrono una vista straordinaria sulle cime dei Pirenei, ma anche il tratto più duro: pendenze superiori all’11 % mettono alla prova anche i migliori.
Ogni volta che il Tour arriva qui, il silenzio della montagna si trasforma in un boato di folla: camper, bandiere e applausi accompagnano i corridori nell’ultima ascesa, trasformando l’Hautacam in un colosseo naturale del ciclismo moderno.
🏆 Storia
Il Col d’Hautacam è comparso per la prima volta nel Tour de France del 1994, e fin da subito si è imposto come uno dei teatri più spettacolari e drammatici della corsa.
In quell’edizione, Luc Leblanc trionfò in solitaria sotto la pioggia, regalando alla Francia una vittoria emozionante e inaugurando il mito di questa montagna.
Nel corso degli anni, l’Hautacam è stato il palcoscenico di alcune delle più grandi dimostrazioni di forza della storia recente del Tour.
Nel 2000, Lance Armstrong dominò la salita con un’azione devastante, simbolo dell’era di potenza di quegli anni.
Ma è nel 2014 che la montagna entra di diritto nella leggenda italiana: Vincenzo Nibali, in maglia gialla, si impose in modo autoritario sotto un temporale estivo, consolidando il suo trionfo al Tour de France. Fu una di quelle giornate che restano impresse nella memoria: il corridore siciliano, con la grinta e la lucidità dei grandi campioni, trasformò l’Hautacam in un monumento alla sua classe e alla sua determinazione.
Ogni volta che il Tour ritorna su questa salita, lo fa con la consapevolezza che qui la corsa non mente: l’Hautacam rivela sempre chi è il più forte.
🌟 Curiosità
- L’Hautacam è noto per la sua irregolarità altimetrica: i ciclisti la definiscono “una salita viva”, capace di cambiare volto a ogni curva.
- Il nome “Hautacam” deriva dal dialetto guascone e significa “alta vetta”, ma è anche il nome della piccola stazione sciistica che accoglie il traguardo.
- La salita è spesso utilizzata per test di allenamento professionali, grazie alla sua varietà di pendenze che simulano perfettamente le condizioni di gara.
- La discesa verso Argelès-Gazost è tecnica e veloce, ma offre panorami meravigliosi sui Pirenei e sul Parco Nazionale dei Monti Bigorre.
🧭 Consiglio per i cicloturisti
Affrontare l’Hautacam è un’esperienza intensa e sorprendente.
Non farti ingannare dalla lunghezza moderata: la variabilità delle pendenze rende la salita estremamente impegnativa, sia fisicamente che mentalmente.
Gestisci lo sforzo con attenzione, approfitta dei brevi tratti più dolci per recuperare, e conserva energie per gli ultimi chilometri i più duri e spettacolari.
La ricompensa? Una vista straordinaria sull’intera valle pirenaica e la consapevolezza di aver domato una delle montagne più tecniche e imprevedibili del Tour de France.
Scattare una foto in cima, con il cartello “Hautacam – Alt. 1520 m”, significa aver conquistato un piccolo pezzo di leggenda ciclistica.

🚴♀️ Il fascino eterno delle montagne del Tour
Le salite del Tour de France non sono semplici tratti di strada: sono palcoscenici di epopea sportiva, dove la fatica diventa arte, il dolore si trasforma in leggenda e il coraggio si misura metro dopo metro.
Ogni montagna racconta una storia diversa di uomini, di sfide e di sogni e ogni curva conserva l’eco di un respiro affannoso, di una folla in delirio, di una vittoria inseguita fino all’ultimo tornante.
Dall’asfalto bollente del Mont Ventoux, dove il vento spazza via ogni certezza, ai 21 tornanti dell’Alpe d’Huez, colorati dalle bandiere e dalle voci dei tifosi, fino alla maestosità del Galibier o alla mistica dei Pirenei, ogni salita custodisce un frammento dell’anima del ciclismo.
Qui non contano solo i watt, le strategie o le tecnologie moderne: conta la volontà di resistere, l’istinto di superare i propri limiti, l’eterna sfida tra l’uomo e la montagna.
Ogni luglio, quando il Tour torna a salire verso il cielo, milioni di appassionati di tutto il mondo ritrovano quella magia che unisce generazioni di tifosi.
Le immagini dei corridori che si arrampicano tra due ali di folla, i volti segnati dalla fatica, le vittorie conquistate dopo ore di sofferenza: tutto questo rappresenta la vera essenza del Tour de France.
Le montagne come il Tourmalet, l’Aubisque o l’Hautacam non sono solo luoghi geografici: sono cattedrali del ciclismo, simboli di libertà, determinazione e sacrificio.
Sono gli scenari dove si scrivono le pagine più pure e sincere dello sport, dove ogni pedalata diventa un gesto di fede, un atto d’amore verso la bicicletta.
E quando il sole tramonta dietro le Alpi o i Pirenei, resta nell’aria un’emozione che non svanisce: quella promessa eterna che, l’anno successivo, nuovi eroi torneranno a sfidare le stesse montagne, per incidere il proprio nome tra le leggende immortali del Tour de France.


