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Col du Tourmalet: la salita più famosa dei Pirenei – percorso, consigli e curiosità

🏔️ Col du Tourmalet – Il Simbolo dei Pirenei

Il Col du Tourmalet è molto più di un semplice passo di montagna: è un vero monumento alla fatica, al coraggio e al mito del ciclismo.
Situato nel cuore dei Pirenei francesi, nel dipartimento degli Hautes-Pyrénées, collega i paesi di Luz-Saint-Sauveur a ovest e Sainte-Marie-de-Campan a est, disegnando una strada che sembra scolpita tra cielo e roccia.

Con i suoi 2.115 metri di altitudine, il Tourmalet è il passo asfaltato più alto dei Pirenei e uno dei più leggendari di tutta la Francia. Ma non sono solo i numeri a renderlo mitico: è la sua storia epica, scritta con sudore e determinazione dai grandi campioni del Tour de France, a consacrarlo come un tempio dello sport.

Sin dal suo primo inserimento nella Grande Boucle nel 1910, il Tourmalet ha rappresentato una prova estrema, un banco di sfida per ogni ciclista. Qui si sono consumate battaglie memorabili, sfide al limite tra uomo e montagna, tra la forza delle gambe e la volontà dello spirito.

Oggi, chiunque lo affronti che sia un professionista o un appassionato – sa di percorrere una strada intrisa di leggenda, dove ogni tornante racconta una storia e ogni metro conquistato porta con sé un frammento di gloria.

Col du Tourmalet: la salita più famosa dei Pirenei – percorso, consigli e curiosità
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📍 Dati principali – Col du Tourmalet

Affrontare il Col du Tourmalet significa misurarsi con una delle salite più iconiche e impegnative del ciclismo mondiale. Ogni dettaglio di questo passo racconta la sua grandezza, dalla quota vertiginosa ai suoi interminabili tornanti che sembrano condurre direttamente verso il cielo.

🏔️ Altitudine

2.115 metri sul livello del mare
Il Tourmalet è uno dei passi più alti dei Pirenei francesi. Dalla sua vetta si apre un panorama mozzafiato: montagne maestose, vallate verdi e, spesso, un velo di nebbia che rende l’atmosfera quasi mistica.

🚩 Località di partenza classiche

  • Lato Ovest: Luz-Saint-Sauveur
  • Lato Est: Sainte-Marie-de-Campan

Questi due versanti offrono esperienze diverse ma ugualmente affascinanti: il lato di Luz-Saint-Sauveur è più severo e panoramico, quello di Sainte-Marie-de-Campan più regolare ma altrettanto impegnativo.

📏 Lunghezza e pendenze medie

  • Da Luz-Saint-Sauveur: 19 km con una pendenza media del 7,4%
  • Da Sainte-Marie-de-Campan: 17,2 km con una pendenza media del 7,3%

Entrambi i versanti alternano tratti dolci e segmenti che mettono a dura prova anche i più allenati. Ogni curva, ogni tornante, è un invito a non arrendersi.

⛰️ Dislivello totale

Circa 1.400 metri
Un’ascesa lunga e costante che richiede resistenza, controllo e grande gestione dello sforzo.

Pendenza massima

10–11% in diversi tratti
Nei punti più duri, il Tourmalet mostra la sua vera natura: una montagna che non fa sconti, ma che regala emozioni uniche a chi riesce a conquistarla.

Col du Tourmalet: la storia della prima gara

🗺️ Un po’ di storia – Alle origini della leggenda

Il Col du Tourmalet entra nella leggenda del ciclismo nel 1910, quando l’allora direttore del Tour de France, Henri Desgrange, decise di spingere la corsa oltre ogni limite, portandola per la prima volta tra le grandi montagne dei Pirenei. Fu una scelta audace, quasi visionaria, che avrebbe cambiato per sempre il destino della competizione e il modo stesso di concepire il ciclismo.

Per verificare la fattibilità del percorso, Desgrange inviò sul posto il giornalista e avventuriero Alphonse Steinès, incaricato di esplorare il passo. Steinès affrontò la montagna in piena notte, tra neve, fango e oscurità, a bordo di un’auto che presto dovette abbandonare per proseguire a piedi. Dopo ore di fatica, infreddolito e coperto di ghiaccio, riuscì infine a superare il colle.

All’alba, inviò a Parigi un telegramma passato alla storia:

“Tourmalet attraversato. Strada perfetta. Passabile per i ciclisti.”

La realtà, tuttavia, era ben diversa. La strada del Tourmalet nel 1910 era sterrata, dissestata e pericolosa, con tratti dove anche camminare risultava un’impresa. Ma quel messaggio, tanto ironico quanto coraggioso, sancì l’inizio di una nuova era.

Da allora, il Tourmalet è diventato simbolo di sfida e di eroismo, teatro di imprese leggendarie e di sofferenze epiche. Ogni volta che il Tour de France lo inserisce nel percorso, si rinnova il mito: una battaglia tra l’uomo e la montagna, tra il limite fisico e la volontà di superarlo.

Col du Tourmalet: imprese leggendarie ciclismo

🚴 Le imprese leggendarie – Gli eroi del Tourmalet

Ogni tornante del Col du Tourmalet ha visto passare la storia del ciclismo.
Qui, dove l’aria si fa sottile e le gambe bruciano, i campioni diventano miti e le loro gesta restano scolpite nella memoria collettiva.

Col du Tourmalet: 1910 - Octave Lapize

🏅 Octave Lapize (1910) – Il grido che diede inizio alla leggenda

Fu Octave Lapize, nel lontano 1910, il primo uomo a osare l’impossibile: scalare il Col du Tourmalet durante una tappa del Tour de France.
Ma parlare di “conquista” sarebbe quasi un’ingiustizia verso la verità di quella giornata.
Lapize non domò la montagna, la subì, la soffrì, la attraversò con rabbia e coraggio come un pioniere che apre una via nel gelo e nel fango.

All’epoca, le strade dei Pirenei erano sentieri sterrati, tortuosi e coperti di sassi.
La salita era un inferno di polvere e pietre, e la discesa una trappola di fango e ghiaccio.
Lapize, spossato, dovette spingere la bici a piedi per lunghi tratti, con le scarpe impantanate e le mani gelate dal freddo.
Ogni passo era una lotta contro la montagna e contro se stesso.

Quando finalmente raggiunse la vetta, esausto e furioso, trovò ad attenderlo i commissari di gara.
Fu allora che esplose il suo celebre grido, un urlo che attraversò il vento e la storia:

“Assassini! Siete degli assassini!”

Quelle parole, semplici e disperate, divennero il simbolo della nascita del ciclismo eroico.
In un’epoca in cui la fatica era assoluta e le montagne erano territori inesplorati, il grido di Lapize consacrò il Tourmalet come la montagna più dura, più temuta e più rispettata del Tour de France.

Da quel giorno, ogni ciclista che affronta il Tourmalet sente ancora l’eco lontana di quella voce nel vento un monito e un invito, allo stesso tempo: la leggenda comincia dove finisce la forza.

Col du Tourmalet: Gino Bartali

🏆 Fausto Coppi e Gino Bartali – L’eterna rivalità sulle rampe del mito

Negli anni Quaranta e Cinquanta, il Col du Tourmalet divenne l’arena naturale di una rivalità che travalicò lo sport: quella tra Gino Bartali e Fausto Coppi, i due titani del ciclismo italiano, simboli di un Paese che, dopo la guerra, cercava riscatto, orgoglio e speranza.

🇮🇹 Gino Bartali – Il campione della rinascita (1948)

Nel 1948, Gino Bartali affrontò il Tourmalet in un momento cruciale non solo per la sua carriera, ma per tutta l’Italia.
Il Paese era ancora ferito dal conflitto, attraversato da tensioni e incertezze, e quel Tour de France diventò improvvisamente una questione di orgoglio nazionale.

Con la sua fede incrollabile, la tenacia di chi conosce la sofferenza e il passo regolare di un vero uomo di montagna, Bartali superò il Tourmalet in testa, conquistando una tappa leggendaria.
Fu una vittoria che andò oltre lo sport: la stampa e la gente la celebrarono come un simbolo di rinascita, un segnale che l’Italia poteva rialzarsi, pedalata dopo pedalata.

Quel giorno, Gino non vinse soltanto contro gli avversari, ma contro la rassegnazione di un’intera nazione.


🕊️ Fausto Coppi – L’eleganza della solitudine (1952)

Quattro anni dopo, nel 1952, fu la volta di Fausto Coppi, “Il Campionissimo”.
Sul Tourmalet, Coppi scrisse una delle pagine più iconiche della storia del ciclismo: un assolo maestoso verso Luchon, una cavalcata solitaria che divenne poesia in movimento.

Mentre gli altri arrancavano, Coppi procedeva con una leggerezza quasi irreale, il corpo fuso con la bicicletta, il volto sereno e lo sguardo fisso sull’orizzonte.
La sua pedalata era armonia pura, la sua forza eleganza e intelligenza, la sua vittoria arte e dominio.

Quel giorno, il Tourmalet fu testimone della superiorità assoluta di un uomo che sembrava appartenere a un’altra dimensione, capace di trasformare la fatica in grazia.


Due uomini, una leggenda

Sul Tourmalet, Coppi e Bartali incarnarono due modi opposti ma complementari di vivere il ciclismo:

  • Bartali, la forza morale, la fede e la resistenza del popolo.
  • Coppi, il genio, la modernità e l’estetica della vittoria.

Le loro ruote solcarono la stessa strada, ma le loro anime percorsero due traiettorie diverse, destinate a incontrarsi nella leggenda.
Ancora oggi, chi sale sul Tourmalet sente il loro spirito: uno invita a non mollare, l’altro insegna a volare.

Col du Tourmalet: Eddy Merckx – Il Cannibale dei Pirenei

Eddy Merckx – Il Cannibale dei Pirenei

Negli anni Settanta, il Col du Tourmalet conobbe una nuova era di dominio assoluto, quella di Eddy Merckx, il campione belga soprannominato “Il Cannibale” per la sua fame insaziabile di vittorie.
Merckx non si accontentava mai di vincere: voleva divorare la corsa, annientare gli avversari, dimostrare a ogni tappa di essere il più forte in ogni terreno pianura, crono o montagna.

Sul Tourmalet, la sua leggenda trovò un palcoscenico perfetto.
Per Merckx, questa montagna non era solo una salita: era una prova d’equilibrio tra forza e controllo, tra potenza e intelligenza tattica.
Dove altri arrancavano, lui imponeva il suo ritmo costante, quasi meccanico, trasformando l’ascesa in un atto di pura volontà.

“Il Tourmalet non perdona gli errori,”
diceva Merckx,
consapevole che su quella strada bastava un attimo per passare dal trionfo alla disfatta.

E in effetti, sotto il suo passo inesorabile, molti avversari videro svanire i propri sogni di gloria.
Merckx saliva con il volto imperturbabile, lo sguardo concentrato, come se ogni metro fosse una dichiarazione di supremazia.

Ogni volta che il Tour affrontava il Tourmalet, il pubblico sapeva che qualcosa di grande sarebbe accaduto.
E quando Merckx compariva, la montagna stessa sembrava inchinarsi: il Cannibale dei Pirenei era tornato a reclamare il suo regno.

Col du Tourmalet: Miguel Indurain – Il colosso silenzioso

🐐 Miguel Indurain – Il colosso silenzioso

Negli anni Novanta, il Col du Tourmalet divenne il regno di Miguel Indurain, il campione spagnolo dalla pedalata fluida e regolare, simbolo di una generazione di corridori forgiati dal sacrificio e dalla disciplina.
In un’epoca dominata dalla tecnologia e dall’evoluzione del ciclismo moderno, Indurain rappresentava l’essenza della forza calma, quella che non ha bisogno di gesti plateali per imporsi.

Fisico possente, respiro profondo e sguardo impenetrabile: in sella sembrava una macchina perfetta, ma sotto la corazza si nascondeva una volontà d’acciaio.
Pur non essendo un puro scalatore, affrontava il Tourmalet con metodo e maestria, dosando ogni colpo di pedale, ogni respiro, ogni battito.
La sua potenza era regolare, quasi ipnotica: un ritmo costante che logorava gli avversari e li lasciava indietro, uno dopo l’altro.

Per Indurain, nato a Villava, ai piedi dei Pirenei, il Tourmalet non era solo una montagna: era casa, un luogo familiare e rispettato, dove la fatica aveva il sapore dell’infanzia e dell’orgoglio.
Ogni volta che la corsa lo portava lassù, sembrava entrare in uno stato di grazia: silenzioso, imperturbabile, inarrestabile.

Sul Tourmalet, Miguel Indurain non cercava la gloria rumorosa delle imprese epiche.
La sua era una grandezza misurata, interiore, monumentale.
E quando, dopo ore di sforzo, arrivava in cima, non alzava le braccia né gridava al cielo: bastava il suo silenzio a far capire che il colosso dei Pirenei aveva vinto ancora.

Col du Tourmalet: Lance Armstrong e Jan Ullrich – Duelli d’acciaio

🔥 Lance Armstrong e Jan Ullrich – Duelli d’acciaio

All’inizio degli anni Duemila, il Col du Tourmalet tornò a essere teatro di battaglie leggendarie, dove la rivalità si fece pura drammatizzazione sportiva.
I protagonisti erano Lance Armstrong, l’americano dal carattere implacabile e dalla determinazione di ferro, e Jan Ullrich, il tedesco dallo stile potente e armonioso, simbolo di un ciclismo diverso, quasi opposto.

Il Tourmalet divenne così il campo di battaglia perfetto per i loro scontri: una montagna che non perdona, dove la testa conta quanto le gambe, e dove il coraggio può ribaltare ogni destino.
Ogni loro duello era una partita a scacchi giocata sulla salita: Armstrong con la sua freddezza tattica e il suo sguardo di ghiaccio; Ullrich con la forza pura, la costanza e l’orgoglio del campione ferito.


La tappa del 2003 – Caduta e rinascita

Tra tutte, rimane indimenticabile la tappa del Tour de France 2003.
Durante l’ascesa del Tourmalet, Armstrong in maglia gialla cadde improvvisamente dopo aver toccato una borsa a bordo strada.
Il pubblico trattenne il fiato: sembrava la fine.
Ma in pochi secondi, con una calma sovrumana, l’americano si rialzò, risalì in sella e riprese a pedalare con una furia controllata, spinto più dall’orgoglio che dalle gambe.

Davanti a lui, Jan Ullrich cercava di approfittarne, ma la rimonta fu inesorabile.
Curva dopo curva, Armstrong lo raggiunse, lo affiancò, lo guardò negli occhi e poi, con un ultimo scatto bruciante, lo staccò proprio sul Tourmalet.
La folla esplose, le bandiere sventolarono, e la montagna si trasformò in un’arena infuocata.

Quella scena, rimasta impressa nella memoria collettiva, consacrò ancora una volta il Tourmalet come luogo di duelli mitici, dove il coraggio e la determinazione valgono più di qualsiasi crono o classifica.

Sul Tourmalet, Armstrong e Ullrich scrissero una delle rivalità più intense e cinematografiche della storia moderna del ciclismo: due uomini, due stili, due visioni della grandezza.
E la montagna, impassibile e maestosa, fu il palcoscenico perfetto per la loro epopea.

Col du Tourmalet: Thibaut Pinot – L’orgoglio francese

🇫🇷 Thibaut Pinot (2019) – L’orgoglio francese

Nel Tour de France 2019, il Col du Tourmalet tornò a parlare la lingua del cuore: il francese.
Quel giorno, le pendici del gigante dei Pirenei si trasformarono in un mare di bandiere tricolori, in una festa collettiva di passione e speranza.
Dopo anni di dominio straniero, il pubblico attendeva un eroe di casa, qualcuno che riportasse il tricolore in cima alla montagna più simbolica della Francia.

E l’eroe arrivò: Thibaut Pinot, il corridore dal talento puro e dall’animo fragile, capace di entusiasmare e commuovere come pochi altri.
Nel tratto finale del Tourmalet, tra due ali di folla urlante e un frastuono quasi irreale, Pinot scattò con eleganza e rabbia, lasciando indietro i rivali uno dopo l’altro.
Il suo volto era contratto, ma negli occhi brillava una luce speciale — quella di chi sa di stare scrivendo un pezzo di storia.

Gli ultimi metri furono un crescendo di emozioni: il pubblico urlava il suo nome, le bandiere sventolavano come onde al vento, e il cielo limpido dei Pirenei sembrava assistere in silenzio.
Quando tagliò per primo il traguardo in cima al colle, Pinot alzò le braccia al cielo, quasi incredulo, avvolto dall’abbraccio di un’intera nazione.


Quel trionfo fu molto più di una vittoria sportiva: fu un grido d’amore per la Francia, un ritorno alle radici del ciclismo, alle emozioni vere, quelle che nascono dalla sofferenza e culminano nella gioia.
Il Tourmalet, ancora una volta, si confermò il cuore pulsante del Tour de France, il luogo dove la leggenda non smette mai di rinnovarsi.

E mentre Thibaut Pinot scendeva verso valle, tra applausi e lacrime, il vento dei Pirenei sembrava sussurrare una verità antica:

“Ogni epoca ha i suoi eroi, ma il Tourmalet li accoglie tutti, con la stessa grandezza.”

Col du Tourmalet: itinerario e le due salite – Due volti di una stessa leggenda

🧭 L’itinerario e le due salite – Due volti di una stessa leggenda

Il Col du Tourmalet può essere affrontato da due versanti principali: lato ovest da Luz-Saint-Sauveur e lato est da Sainte-Marie-de-Campan.
Due strade diverse per paesaggio e sensazioni, ma unite dallo stesso destino: portare chi pedala a misurarsi con una montagna che non conosce compromessi.


🔸 Lato Ovest – da Luz-Saint-Sauveur

Lunghezza: 19 km
Dislivello: 1.404 m
Pendenza media: 7,4%
Pendenza massima: 10,2%

Il versante occidentale è forse il più classico e iconico del Tourmalet.
La salita inizia dolcemente, attraversando boschi e piccoli villaggi, con la strada che serpeggia tra le case di pietra di Luz-Saint-Sauveur. Nei primi chilometri l’ascesa è regolare e ombreggiata, protetta dal fresco dei faggi e dei larici.

Man mano che si sale, la vegetazione si dirada e lo scenario si apre su ampie vallate e panorami spettacolari. La strada diventa più esposta, il vento inizia a farsi sentire, e gli ultimi 4 chilometri, duri e implacabili, mettono alla prova anche i più allenati.

Tra i punti più significativi di questo versante:

  • Pont Napoléon, elegante ponte in pietra che segna l’ingresso nella valle.
  • Barèges, piccolo villaggio termale che offre un momento di tregua prima della lotta finale.
  • Super Barèges, dove la strada s’inerpica con decisione verso la cima.
  • E infine, la serpentina finale, una sequenza di curve spettacolari che conduce lo sguardo verso la celebre statua del “Géant du Tourmalet”, simbolo eterno del ciclismo eroico.

Il lato ovest è una salita d’anima e di respiro, dura ma armoniosa, dove ogni tornante sembra raccontare una storia.

 

🔹 Lato Est – da Sainte-Marie-de-Campan

Lunghezza: 17,2 km
Dislivello: 1.268 m
Pendenza media: 7,3%

Il versante orientale, da Sainte-Marie-de-Campan, è più irregolare e imprevedibile.
La salita alterna tratti più dolci a segmenti che impennano bruscamente, richiedendo continui cambi di ritmo e una gestione accorta delle energie.

Dopo i primi chilometri nel verde della valle, la strada entra in un ambiente più selvaggio e solitario. Gli ultimi chilometri, costantemente sopra il 9%, rappresentano la parte più dura: qui il Tourmalet mostra tutta la sua imponenza, mentre la vetta si staglia nuda e minacciosa contro il cielo.

🛠️ Un episodio leggendario

Proprio su questo versante, nel 1913, nacque una delle storie più iconiche del Tour de France.
Durante la discesa, il corridore Eugène Christophe ruppe la forcella della sua bici.
Secondo il regolamento, non poteva ricevere aiuto: così, spingendo la bicicletta per chilometri, raggiunse una piccola officina – la celebre Grange de Campan – dove, con un martello e un’incudine, riparò da solo il danno.
Un gesto di tenacia e ingegno che rimase per sempre inciso nella leggenda del Tour.

 

Due salite, due anime:

  • L’ovest, più panoramico e maestoso, che invita alla sfida con la montagna.
  • L’est, più intimo e severo, dove la storia del ciclismo ha scritto alcune delle sue pagine più romantiche e dure.

In entrambi i casi, arrivare in cima al Col du Tourmalet significa entrare in contatto con la vera essenza del ciclismo quella fatta di fatica, silenzio, e infinita bellezza.

Col du Tourmalet: Eugène Christophe – L’uomo che entrò nella leggenda

🧑🔧 L’aneddoto di Eugène Christophe (1913) – L’uomo che entrò nella leggenda

Tra le infinite storie nate sul Col du Tourmalet, nessuna è più famosa e simbolica di quella di Eugène Christophe, il primo vero eroe tragico del Tour de France.

Era il 1913, e la corsa affrontava ancora le montagne su strade sterrate e impervie, dove la polvere si mescolava al sudore e il ciclismo era pura avventura. Durante la discesa del Tourmalet, Christophe fu protagonista di un episodio che avrebbe segnato per sempre la storia dello sport.

⚙️ La rottura della forcella

Nel pieno della gara, la forcella della sua bicicletta si spezzò. In un’epoca in cui il regolamento del Tour vietava qualsiasi forma di assistenza esterna, il corridore non poteva ricevere aiuto da nessuno.
Senza perdersi d’animo, caricò la bici sulle spalle e iniziò a camminare, passo dopo passo, per 14 chilometri lungo le strade dei Pirenei, fino a raggiungere il piccolo villaggio di Sainte-Marie-de-Campan.

🔨 L’officina e la riparazione

Lì trovò una modesta officina con una fucina da fabbro. Sotto lo sguardo vigile dei commissari del Tour, che dovevano assicurarsi che nessuno lo aiutasse, Christophe si mise al lavoro da solo:
martello in mano, sudato e stremato, riparò la forcella della sua bici con una determinazione quasi sovrumana.

La riparazione gli costò tempo, energie e la possibilità di vincere la tappa. Ma ciò che perse in classifica, guadagnò in immortalità.

🏅 L’eroe del Tour

Il pubblico lo accolse come un eroe. Christophe divenne il simbolo della tenacia e dello spirito pionieristico del ciclismo, l’uomo che non si arrese mai, neppure di fronte all’impossibile.

Oggi, a Sainte-Marie-de-Campan, una targa commemorativa e una ricostruzione della piccola officina ricordano quella straordinaria impresa.
Chi passa di lì, magari diretto verso il Tourmalet, non può fare a meno di fermarsi un momento e rendere omaggio a Eugène Christophe, il corridore che trasformò una sfortuna in leggenda eterna.

Col du Tourmalet: Panorama

🏞️ Panorami e natura – L’anima selvaggia del Tourmalet

Affrontare il Col du Tourmalet non significa soltanto sfidare una salita leggendaria, ma immergersi nel cuore più autentico e spettacolare dei Pirenei.
Ogni metro di strada è un viaggio attraverso paesaggi che cambiano lentamente, come un film naturale di rara bellezza.

🌿 La valle e la salita

Alla base del colle si estendono ampie valli verdi, solcate da torrenti glaciali che scorrono tra prati fioriti e boschi di faggi. L’aria è limpida, profuma di erba e di montagna, e il suono dei campanacci accompagna il passo lento dei greggi di pecore e mandrie di mucche al pascolo libero.
È un ambiente vivo, dove l’uomo e la natura convivono ancora in equilibrio perfetto.

🏔️ Verso l’alta quota

Salendo di quota, il paesaggio si fa più severo e maestoso. Gli alberi lasciano spazio ai prati d’alta montagna e alle rocce nude, scolpite dal vento e dal tempo. I colori cambiano con le stagioni: il verde brillante dell’estate, il grigio e l’oro dell’autunno, il bianco immobile dell’inverno.

Ogni curva regala un nuovo scorcio: una cascata che si infrange tra le rocce, un pascolo sospeso nel silenzio, o la sagoma lontana di un’aquila che sorvola il colle.

🔭 La vista dalla vetta

Dalla cima del Tourmalet, a 2.115 metri, lo sguardo si apre in tutta la sua grandiosità.
Nelle giornate limpide, la vista abbraccia i Pirenei centrali in tutta la loro imponenza, un mare di cime che si rincorrono all’orizzonte.

A dominare la scena, come un guardiano eterno, si erge il maestoso Pic du Midi de Bigorre (2.877 m), con il suo celebre osservatorio astronomico, una delle icone scientifiche e paesaggistiche della regione. Da lassù, di notte, gli astronomi osservano le stelle; da quaggiù, i ciclisti osservano il cielo, sognando di raggiungere la vetta.

Col du Tourmalet: Cima

🧭 Cosa trovare in cima – Il cuore simbolico del Tourmalet

Raggiungere la vetta del Col du Tourmalet significa conquistare non solo una montagna, ma un luogo sacro per il ciclismo e la montagna francese.
Qui, a 2.115 metri d’altitudine, si respira la storia, il silenzio dei Pirenei e il vento della leggenda.

🚴♂️ Il “Géant du Tourmalet”

In cima troneggia la celebre statua del “Géant du Tourmalet”, il Gigante del Tourmalet, un monumento in ferro che raffigura un ciclista in sella, proteso verso la vetta.
È un omaggio eterno a tutti coloro che hanno sfidato la montagna, simbolo di fatica, forza e libertà.

Ogni anno, all’inizio della stagione estiva, la statua viene riportata sulla vetta da una suggestiva cerimonia chiamata “La Montée du Géant”, un evento che riunisce ciclisti, appassionati e abitanti della valle in una vera festa popolare.
Durante l’inverno, invece, il Géant viene spostato a Gerde, a valle, per essere preservato dal gelo e dalle bufere di neve che avvolgono il passo.

🏠 Rifugio Le Tourmalet

A pochi metri dal colle si trova il Rifugio Le Tourmalet, un accogliente punto di ristoro dove il calore del legno e il profumo di cucina di montagna accolgono i viaggiatori.
È il luogo ideale per una sosta ristoratrice, un piatto caldo o semplicemente un caffè gustato guardando i ciclisti che raggiungono la vetta tra applausi e sorrisi.

🌄 Il punto panoramico

Dal belvedere sommitale, la vista si apre su uno dei panorami più spettacolari dei Pirenei:

  • a est, le curve serpentine della salita da Sainte-Marie-de-Campan;
  • a ovest, la valle di Luz-Saint-Sauveur, che scende dolcemente verso Lourdes;
  • e sopra tutto, il maestoso Pic du Midi de Bigorre, con il suo inconfondibile osservatorio che domina l’orizzonte come un faro tra le montagne.
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🚗 Accesso e logistica – Come arrivare e quando partire

Affrontare il Tourmalet richiede un minimo di preparazione e attenzione alle condizioni ambientali: la montagna, pur affascinante, può essere imprevedibile e severa.

📅 Periodo migliore

Da giugno a settembre, quando la strada è completamente sgombra dalla neve e il clima è più stabile.
Nei mesi invernali, il colle è spesso chiuso al traffico a causa delle nevicate abbondanti e delle temperature rigide che possono scendere ben sotto lo zero.

🗺️ Principali vie d’accesso

  • Da sud: Lourdes → Luz-Saint-Sauveur → Tourmalet
    Percorso classico, panoramico e ricco di fascino, ideale per chi vuole rivivere le tappe storiche del Tour.
  • Da nord: Bagnères-de-Bigorre → Sainte-Marie-de-Campan → Tourmalet
    Più selvaggio e vario, offre un’esperienza più intima e autentica tra valli e pascoli montani.

⚠️ Consiglio pratico

Il meteo cambia rapidamente: anche in piena estate, la temperatura in cima può scendere sotto i 10°C, e il vento può essere forte e gelido.
È sempre consigliabile:

  • Controllare le condizioni meteorologiche e di viabilità prima della partenza.
  • Portare con sé abbigliamento termico e antivento.
  • Prevedere scorte d’acqua e alimenti energetici: il Tourmalet non perdona la leggerezza, ma ricompensa la preparazione.


🚴 Consigli per i ciclisti – Prepararsi alla leggenda

Affrontare il Col du Tourmalet non è una semplice pedalata: è una prova di resistenza, concentrazione e rispetto per la montagna.
Ogni dettaglio, dalla preparazione fisica all’attrezzatura, può fare la differenza tra una salita indimenticabile e una giornata di pura sofferenza.

💪 Allenamento e gestione dello sforzo

Il Tourmalet è una salita lunga, costante e impegnativa, che richiede almeno 2–3 ore di sforzo continuato per un ciclista amatore ben allenato.
Non è una montagna da improvvisare: occorre resistenza aerobica, pacing costante e capacità di gestire le proprie energie sin dai primi chilometri.

I primi tratti invitano a spingere, ma è meglio mantenere un ritmo regolare: il vero Tourmalet inizia negli ultimi 5 chilometri, quando le gambe sono già provate e la pendenza si fa più severa.

⚙️ Rapporti consigliati

Per affrontare al meglio l’ascesa, si consiglia una trasmissione compatta o sub-compact, con rapporti tipo 34x30 o equivalenti.
Gli amatori meno allenati possono optare per un 34x32 o 34x34, così da mantenere una cadenza fluida anche nei tratti più duri, dove la pendenza supera il 10%.
Meglio un dente in più che uno in meno: sul Tourmalet, l’orgoglio pesa più dei grammi.

💧 Idratazione e alimentazione

Lungo la salita le fonti d’acqua sono rare: oltre ai villaggi di Barèges (lato ovest) o La Mongie (lato est), non ci sono altri punti di rifornimento.
È fondamentale partire con borracce piene e qualche snack energetico, soprattutto nelle giornate calde o ventose.
Ricorda: una corretta alimentazione durante la scalata è ciò che ti permetterà di goderti la vetta, non solo di raggiungerla.

🧤 Attenzione alla discesa

La discesa dal Tourmalet, tanto panoramica quanto insidiosa, può riservare sorprese: curve strette, tratti esposti e improvvisi cambi di temperatura.
Anche d’estate, in cima la temperatura può scendere rapidamente e il vento soffiare forte.
Porta sempre con te:

  • un gilet o giacca antivento;
  • guanti lunghi;
  • e, se possibile, un sottocasco o manicotti per proteggerti dal freddo in discesa.

La regola d’oro: in salita si suda, in discesa si gela. Preparati a entrambe.

🏔️ Per i più allenati – Il “tappone pirenaico”

Chi desidera vivere un’esperienza da vero professionista può combinare il Tourmalet con altri due giganti dei Pirenei:

  • il Col d’Aspin, più dolce e verdeggiante,
  • e il Col de Peyresourde, tecnico e spettacolare.

Affrontare questi tre colli in un solo giorno significa compiere un vero “tappone pirenaico”, un viaggio epico attraverso la storia del ciclismo e la bellezza selvaggia delle montagne francesi.

 

🎉 Curiosità – I segreti e le meraviglie del Tourmalet

Il Col du Tourmalet non è soltanto una montagna: è un universo di storie, leggende e tradizioni che si rinnovano di anno in anno.
Ogni pietra, ogni curva, ogni scritta sull’asfalto racconta qualcosa di unico.

🏁 La montagna più affrontata nella storia del Tour

Con oltre 90 passaggi ufficiali, il Tourmalet detiene un primato assoluto: è la cima più scalata nella storia del Tour de France.
Dal lontano 1910, quando Octave Lapize la conquistò per primo, fino alle edizioni moderne, il colle è stato teatro di imprese epiche, attacchi leggendari e duelli che hanno infiammato milioni di tifosi in tutto il mondo.
Ogni volta che il Tour lo inserisce nel percorso, il pubblico sa che qualcosa di straordinario accadrà.

🚴♂️ La “Étape du Tour” – La sfida per gli amatori

Una volta l’anno, il Tourmalet si trasforma nel palcoscenico di una delle più grandi granfondo ciclistiche del mondo: la “Étape du Tour”.
Migliaia di ciclisti amatori provenienti da ogni angolo del pianeta si misurano con la stessa salita affrontata dai professionisti, vivendo l’emozione autentica del Tour de France.
È una giornata di fatica e di festa, dove la montagna diventa un simbolo di passione condivisa e il sogno di ogni ciclista prende forma, curva dopo curva.

📜 L’origine del nome “Tourmalet”

Il nome “Tourmalet” proviene dal gascone, antica lingua dei Pirenei, e può essere tradotto come “cattivo giro” o “cattivo passo” (“mal pas”).
Un appellativo perfettamente in linea con la durezza della salita e con il carattere spietato ma affascinante della montagna.
Per molti, tuttavia, quel “cattivo passo” è diventato sinonimo di sfida e rinascita — un passaggio obbligato verso la gloria personale.

🎿 Il volto invernale – La Mongie

Quando l’estate lascia spazio alla neve, il Tourmalet cambia volto.
La zona si trasforma nella vivace stazione sciistica di La Mongie, una delle più frequentate dei Pirenei.
Le stesse pendici che in estate ospitano ciclisti e camminatori diventano piste perfette per sciatori e snowboarder, con impianti moderni e panorami mozzafiato.
In ogni stagione, dunque, il Tourmalet resta una montagna viva, capace di attrarre chiunque ami la natura, lo sport e l’avventura.

 

 

🌄 Il Col du Tourmalet – Dove la leggenda incontra l’anima

Il Col du Tourmalet non è soltanto una montagna: è un rito di passaggio, una prova iniziatica che ogni ciclista sogna di affrontare almeno una volta nella vita.
Qui, tra le nuvole e il silenzio dei Pirenei, si misura il limite umano e si riscopre il significato più autentico della fatica, del coraggio e della passione.

Pedalare sul Tourmalet significa entrare in una dimensione diversa:
le gambe bruciano, il respiro si fa corto, ma il cuore batte più forte ad ogni tornante. Ogni metro conquistato è una piccola vittoria su se stessi, ogni curva un passo verso la leggenda.

Quando finalmente si raggiunge la vetta, il panorama si apre come una rivelazione.
Davanti agli occhi si stagliano le cime dei Pirenei, il cielo infinito e la statua del “Géant du Tourmalet”, testimone silenziosa di un secolo di imprese.
E in quell’istante, non importa più il tempo o la fatica: ciò che conta è esserci arrivati, aver scritto anche solo per un attimo il proprio nome nella storia invisibile del ciclismo.

Perché il Tourmalet non è solo una salita:
è una cattedrale di pietra e sudore,
un monumento alla volontà umana,
e un simbolo eterno di libertà.

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