đď¸ Alpe dâHuez â Un nome che fa tremare le gambe e battere il cuore
LâAlpe dâHuez non è soltanto una salita. Ă un mito, una leggenda vivente, una di quelle strade che non si dimenticano mai, nemmeno dopo averla scalata una sola volta. Il suo nome evoca sudore, gloria, lacrime e applausi, ma anche il silenzio interiore di chi pedala con lo sguardo rivolto verso lâalto, cercando di conquistare non solo la montagna, ma anche sĂŠ stesso.
Ă una striscia dâasfalto che sfida la gravitĂ , un serpente dâacciaio e roccia che si snoda tra le pendici delle Alpi francesi. Qui ogni curva ha una storia, ogni tornante è un nome inciso nella memoria del ciclismo mondiale. LâAlpe dâHuez non è una salita come le altre: è un palcoscenico naturale, dove si sono consumate alcune delle battaglie piĂš epiche del Tour de France, dove i grandi campioni hanno scritto pagine immortali e dove ogni appassionato sogna, prima o poi, di lasciare la propria traccia.
Situata nel cuore maestoso delle Alpi dellâIsère, nella regione dellâAuvergne-RhĂ´ne-Alpes, lâAlpe dâHuez domina la valle dellâOisans con la sua imponenza. Dâinverno è una vivace stazione sciistica; dâestate, invece, si trasforma in una mecca per ciclisti di tutto il mondo, attratti da quella che è universalmente chiamata âLa Regina delle Alpiâ.
La sua fama va oltre lo sport: è una montagna capace di fondere bellezza paesaggistica e leggenda sportiva in un solo respiro. Chi la osserva dal fondovalle vede una muraglia di asfalto che si arrampica verso il cielo; chi la affronta in bicicletta ne sente lâanima, curva dopo curva, in un crescendo di fatica, emozione e rispetto.
LâAlpe dâHuez non è solo una meta, ma un simbolo di sfida, determinazione e passione pura. Ă il luogo dove il ciclismo smette di essere semplice competizione e diventa epopea.

đ´âď¸ Le 21 curve leggendarie
La salita ufficiale dellâAlpe dâHuez inizia nel pittoresco borgo di Le Bourg-dâOisans, a 720 metri sul livello del mare, e si arrampica per 13,8 chilometri fino a raggiungere il traguardo della celebre stazione sciistica dellâAlpe dâHuez, posta a 1.850 metri di altitudine.
Un dislivello di oltre 1.070 metri e una pendenza media dellâ8,1% raccontano giĂ da soli la durezza della montagna, ma i numeri non bastano a spiegare il fascino di questa ascesa.
Il primo tratto, quello che molti definiscono âil muro dellâAlpeâ, è anche il piĂš temuto: nei primi tre chilometri la pendenza supera spesso il 10-11%, con tratti che sembrano non finire mai. Ă qui che il ciclista deve trovare subito il proprio ritmo, dosare le forze e affrontare il primo banco di prova della montagna.
Poi, curva dopo curva, lâAlpe inizia a svelare la sua magia. Le sue 21 curve numerate, incastonate nella roccia, sono piĂš che semplici tornanti: sono pietre miliari della storia del ciclismo. Ognuna porta una targa con il nome di un vincitore di tappa del Tour de France, un piccolo tributo agli eroi che hanno domato la Regina delle Alpi.
Dalla curva n°21 dedicata a Fausto Coppi, il primo trionfatore nel 1952, fino alla curva n°1 intitolata a Pierre Rolland, ogni svolta è un viaggio nella memoria. à impossibile non pensare alle gesta dei grandi campioni mentre si pedala su queste rampe: Hinault, LeMond, Pantani, Sastre, Thomas, e tanti altri nomi scolpiti nella leggenda.
Ogni curva è come un gradino verso lâOlimpo del ciclismo, un momento per respirare, guardarsi intorno e sentire il calore del pubblico che, durante il Tour, trasforma la montagna in unâarena.
Le pareti di roccia, i colori sgargianti delle bandiere, i cori, le scritte sullâasfalto e lâeco degli applausi creano unâatmosfera che nessunâaltra salita al mondo può replicare.
Sulla strada che si arrampica tra i boschi e le rocce dellâOisans, il ciclista sente crescere dentro di sĂŠ una miscela di rispetto e meraviglia. Ogni tornante è una tappa di un pellegrinaggio sportivo, una sfida contro il tempo, la gravitĂ e i propri limiti.
Quando, dopo lâultima curva, si intravede il traguardo con il cartello âArrivĂŠe â Alpe dâHuezâ, non importa piĂš il cronometro: ciò che conta è aver percorso una delle strade piĂš leggendarie del mondo.
LâAlpe dâHuez non è solo una salita: è una cattedrale del ciclismo, costruita con 21 curve di gloria, sudore e passione.

đ Le imprese leggendarie
LâAlpe dâHuez è il palcoscenico dove il ciclismo si trasforma in epopea. Ogni edizione del Tour che vi approda lascia unâimpronta indelebile, fatta di attacchi coraggiosi, di duelli titanici e di volti scolpiti dalla fatica. Ă qui che la gloria si conquista curva dopo curva, e dove il confine tra uomo e leggenda si dissolve.

Fausto Coppi â 1952: Il primo re dellâAlpe dâHuez
Tutto iniziò con lui, Fausto Coppi, il Campionissimo. Era il 4 luglio 1952 quando il Tour de France approdò per la prima volta sullâAlpe dâHuez. La tappa partiva da Grenoble e si concludeva proprio in cima alla montagna che, fino a quel giorno, era solo un anonimo villaggio alpino.
Coppi, già in maglia gialla, attaccò con la sua eleganza inconfondibile. Le cronache raccontano che nessuno riuscÏ a seguirlo, nemmeno per pochi metri. SalÏ con la leggerezza di un danzatore e la potenza di un dominatore. Tagliò il traguardo con oltre due minuti di vantaggio sul secondo, scrivendo una delle pagine piÚ belle della storia del ciclismo.
Il suo successo fu cosĂŹ travolgente che gli organizzatori del Tour compresero di aver trovato qualcosa di unico: gli arrivi in salita sarebbero diventati parte integrante della Grande Boucle. In quel momento, lâAlpe dâHuez nacque come mito, e Fausto Coppi ne divenne il primo re.

Bernard Hinault e Greg LeMond â 1986: la stretta di mano della leggenda
Trentâanni dopo, nel 1986, la salita tornò protagonista in una delle tappe piĂš iconiche di sempre. I protagonisti erano Bernard Hinault, il âTasso bretoneâ, ultimo grande eroe francese, e il suo compagno di squadra Greg LeMond, astro nascente americano.
Il Tour di quellâanno fu un campo di battaglia interno alla squadra La Vie Claire. Hinault, teoricamente al servizio di LeMond, attaccò piĂš volte nei giorni precedenti, cercando di conquistare la sua sesta maglia gialla. Ma allâAlpe dâHuez tutto cambiò: i due si staccarono dal gruppo, lasciando tutti alle spalle, e affrontarono insieme gli ultimi tornanti, tra due ali di folla impazzita.
Sul traguardo, si presero per mano e tagliarono insieme il traguardo, in un gesto che ancora oggi commuove gli appassionati. Era una pace simbolica, un passaggio di consegne tra generazioni e continenti. Hinault, al suo ultimo Tour, salutava cosĂŹ il pubblico francese con una delle sue ultime grandi battaglie; LeMond iniziava il suo regno.
Marco Pantani â 1995 e 1997: Il Pirata e la Regina delle Alpi
Quando si pronuncia il nome Alpe dâHuez, il pensiero corre inevitabilmente a lui: Marco Pantani.
Il Pirata, con la sua bandana, gli orecchini e il suo stile inconfondibile, fece dellâAlpe il palcoscenico della sua arte.
Nel 1995, Pantani â giovane e quasi sconosciuto stupĂŹ il mondo. In un Tour dominato da Indurain, scattò con forza e leggerezza, seminando i piĂš forti del mondo e conquistando la vetta in solitaria. La folla lo accolse come un eroe antico: un ragazzo contro i giganti.
Due anni dopo, nel 1997, tornò per scrivere la leggenda. Attaccò sin dai primi chilometri, danzando sui pedali come solo lui sapeva fare. La sua progressione fu devastante: nessuno riuscĂŹ a seguirlo. Tagliò il traguardo in 37 minuti e 35 secondi, un record che resiste ancora oggi, nonostante le prestazioni extraterrestri dei campioni moderni come PogaÄar e Vingegaard.
Quando attraversò la linea dâarrivo, Pantani non alzò nemmeno le braccia: era esausto, ma la sua impresa era giĂ nella storia. Da quel giorno, il Pirata e la Regina delle Alpi divennero inseparabili. La sua danza sui pedali rimane una delle immagini piĂš poetiche e potenti mai viste nel ciclismo.
Altri momenti memorabili
- Carlos Sastre â 2008: lo spagnolo della CSC attaccò sullâAlpe dâHuez con coraggio e intelligenza tattica, conquistando la vittoria e la maglia gialla che lo avrebbe portato a Parigi. Fu lâimpresa che gli consegnò il Tour.
- Thibaut Pinot â 2015: il giovane francese riportò il tricolore sul gradino piĂš alto dellâAlpe dopo anni di attesa. Il suo successo, sotto la pioggia e tra due ali di tifosi in delirio, fu una boccata dâorgoglio per tutto il popolo francese.
- Geraint Thomas â 2018: elegante e implacabile, il gallese del Team Sky divenne il primo britannico a vincere sullâAlpe dâHuez indossando la maglia gialla. Un trionfo che consacrò la sua vittoria finale al Tour e la sua maturitĂ come corridore completo.
Lâeco della leggenda
Ogni volta che il Tour torna sullâAlpe dâHuez, il tempo sembra fermarsi. Le grida del pubblico, i clacson dei tifosi olandesi, i cori, gli striscioni, il fruscio delle ruote sullâasfalto caldo⌠tutto contribuisce a creare unâatmosfera unica.
SullâAlpe non si corre soltanto per vincere: si corre per entrare nella storia.
E per ogni ciclista, professionista o amatore, il sogno è sempre lo stesso: rivivere almeno per un istante le imprese dei giganti che qui hanno scritto la leggenda del Tour de France.

đ§ Itinerario e caratteristiche tecniche
Affrontare lâAlpe dâHuez significa entrare in uno dei teatri piĂš iconici del ciclismo mondiale. Ogni curva, ogni metro, ogni respiro lungo questa salita racconta una storia fatta di fatica, strategia e bellezza naturale. La strada che da Le Bourg-dâOisans sale fino alla stazione dellâAlpe dâHuez è breve solo sulla carta, ma in realtà è una scalata intensa, selettiva e indimenticabile.
Dati tecnici
| Dati tecnici | Dettagli |
|---|---|
| Lunghezza | 13,8 km |
| Dislivello | 1.070 m |
| Pendenza media | 8,1% |
| Pendenza massima | 11% |
| Numero di tornanti | 21 |
| Altitudine di arrivo | 1.850 m s.l.m. |
| Tempo record (Pantani, 1997) | 37â35â |
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Analisi della salita
La salita dellâAlpe dâHuez è una delle piĂš regolari ma anche piĂš esigenti del Tour. Parte subito senza respiro: dal momento in cui si lascia Le Bourg-dâOisans, la strada sâimpenna violentemente, e in pochi secondi il ciclista si trova giĂ dentro la leggenda.
I primi chilometri â Il muro dellâAlpe (curve 21â16)
Le prime curve sono le piĂš dure e decisive. In questo tratto, la pendenza supera spesso il 10%, con punte che sfiorano lâ11%. Ă una fase cruciale, dove la tentazione di forzare è alta ma rischiosa. Qui si vince o si perde la salita: serve sangue freddo e capacitĂ di gestire lo sforzo. Le curve 21, 20 e 19 portano i nomi di Coppi, Kuiper e Van Impe, tre uomini che hanno reso immortale questo tratto.
Il paesaggio è ancora roccioso e spoglio, la strada incastonata nella parete sembra un serpente nero che si arrampica tra le falesie. Lâasfalto è perfetto, ma la durezza non concede tregua. Ă un tratto in cui si avverte subito la grandezza dellâimpresa che si sta per affrontare.
La parte centrale â Il ritmo della leggenda (curve 15â7)
Dopo i primi cinque chilometri, la salita âsi assestaâ su pendenze piĂš costanti, attorno allâ8%. Ă la fase in cui il ciclista può trovare il proprio ritmo ideale, mantenendo una pedalata rotonda e costante. La vegetazione diventa piĂš verde, i panorami si aprono e si intravedono giĂ i villaggi sospesi sulle pendici alpine.
Tra la curva 12 e la 9 si attraversano piccole localitĂ come La Garde e Huez Village, dove non è raro incontrare tifosi e turisti che applaudono anche gli amatori. Ă la parte piĂš âumanaâ della salita, dove si alternano fatica e contemplazione, sofferenza e bellezza.
Gli ultimi chilometri â Verso il cielo (curve 6â1)
Dopo il decimo chilometro, la pendenza torna a essere piĂš dolce, attorno al 6â7%. Ma la fatica accumulata comincia a farsi sentire. Le ultime curve, quelle piĂš panoramiche, si aprono su vedute spettacolari del massiccio dellâOisans e delle vette innevate circostanti.
Allâorizzonte si intravede il villaggio dellâAlpe dâHuez, con il suo traguardo mitico. Lâultima curva, la n°1, porta il nome di Pierre Rolland, ultimo francese a vincere su questa salita (2011). Ă un punto simbolico: da qui il rettilineo finale porta verso la gloria.
Il tratto conclusivo, ampio e leggermente in discesa, attraversa il centro del villaggio tra due ali di folla. Qui si entra nel mito, dove ogni ciclista, professionista o amatore, sente di toccare il cielo con le mani.
Sensazioni e atmosfera
Pedalare sullâAlpe dâHuez non è solo unâimpresa sportiva: è un viaggio emotivo. Ogni curva racconta una storia, ogni metro regala un ricordo.
Quando si sale, si percepisce il silenzio della montagna, rotto solo dal respiro e dal fruscio delle ruote. E quando si arriva in cima, con lo sguardo rivolto verso la valle dellâOisans, la fatica si dissolve lasciando spazio a un sentimento profondo: lâorgoglio di aver scalato la Regina delle Alpi.

đ CuriositĂ e aneddoti
LâAlpe dâHuez non è soltanto una montagna: è un microcosmo di emozioni, tradizioni e leggende che si rinnova ogni volta che il Tour de France vi fa ritorno. Ogni metro di questa salita racconta una storia, e ogni curva custodisce il nome di un eroe che ha lasciato il segno.
Le 21 curve dei campioni
Ogni curva dellâAlpe dâHuez è intitolata a un vincitore di tappa che ha trionfato su questa salita. Ă una sorta di hall of fame a cielo aperto, incisa nellâasfalto e nella memoria collettiva.
La curva n°21, quella piĂš in basso, porta il nome di Fausto Coppi, il primo uomo a domare la Regina delle Alpi nel 1952. In cima, la curva n°1 è dedicata a Pierre Rolland, lâultimo francese ad aver conquistato la vetta nel 2011.
Tra loro, un susseguirsi di nomi che raccontano decenni di epopea: Hinault, LeMond, Pantani, Sastre, Thomas, ognuno con la propria impresa, ognuno parte di una leggenda che cresce ad ogni edizione.
Lâatmosfera del Tour: una montagna in festa
Durante il Tour de France, lâAlpe dâHuez si trasforma in qualcosa di unico: una cittĂ verticale in festa, popolata da centinaia di migliaia di tifosi provenienti da ogni parte del mondo.
La montagna diventa uno stadio naturale dove il pubblico è cosÏ vicino ai corridori che sembra spingerli con la voce, con i gesti, con il cuore.
Ma sono soprattutto gli olandesi a rendere lâatmosfera irripetibile. La loro passione per questa salita è tale che una delle curve, la celebre âDutch Cornerâ, è diventata una vera e propria istituzione: un mare arancione di bandiere, birra e cori che risuonano per giorni. Ă qui che la festa inizia molto prima del passaggio dei corridori e termina solo a notte fonda, in un turbine di allegria e spirito sportivo.
Non a caso, per il numero di successi ottenuti dai corridori dei Paesi Bassi (ben otto vittorie), lâAlpe dâHuez è stata soprannominata âLâAlpe olandeseâ. Un legame talmente forte da trasformare questa montagna francese in un simbolo internazionale di passione ciclistica.
Una folla da record
In alcune edizioni del Tour, lâafflusso di pubblico è stato talmente imponente da far parlare di oltre 500.000 spettatori lungo la salita.
Un dato impressionante: per un giorno, lâAlpe dâHuez diventa lo stadio piĂš grande del mondo, un anfiteatro naturale dove lâeco dei cori accompagna i corridori per tutti i 13,8 chilometri di ascesa.
Le immagini della folla che si apre al passaggio del gruppo, come unâonda umana colorata, sono tra le piĂš iconiche dello sport moderno.

Tappe speciali e record curiosi
Nel 2013, per celebrare il mito della Regina delle Alpi, il Tour de France propose una tappa doppia: la corsa salĂŹ due volte sullâAlpe dâHuez nella stessa giornata, passando prima dal Col de Sarenne e poi tornando a scalare il versante classico. Fu un tributo alla leggenda, ma anche una prova di resistenza estrema che mise a dura prova uomini e mezzi.
Nel 2019, lâAlpe dâHuez scrisse unâaltra pagina importante, ospitando una cronoscalata femminile storica. Fu un segnale forte: la montagna simbolo del ciclismo maschile apriva finalmente le sue porte alla nuova generazione di campionesse, inaugurando una nuova era per il ciclismo femminile.
Un patrimonio che va oltre il Tour
Oggi lâAlpe dâHuez non è solo una tappa del Tour, ma una meta di pellegrinaggio sportivo. Ogni anno migliaia di amatori provenienti da tutto il mondo si misurano con la Regina delle Alpi, rivivendo â a modo loro â le emozioni dei grandi campioni.
Molti arrivano in cima stremati, altri sorridenti, ma tutti con la stessa consapevolezza: aver pedalato nella leggenda.
LâAlpe dâHuez non è solo una montagna: è una cattedrale della passione, dove ogni curva è un ricordo, ogni tornante un battito di cuore e ogni metro un passo verso la storia.

đľâď¸ Consigli per chi vuole affrontarla
Affrontare lâAlpe dâHuez non significa solo pedalare in salita: è vivere unâesperienza totale, fisica ed emotiva. Ogni ciclista, che sia amatore o esperto, arriva ai piedi della Regina delle Alpi con lo stesso timore reverenziale dei grandi campioni. E anche se la salita è impegnativa, con la giusta preparazione e mentalitĂ può diventare un traguardo alla portata di molti.
1. Preparazione: testa, gambe e pazienza
Nonostante la fama da âmostro sacroâ, lâAlpe dâHuez è una salita accessibile per chi ha un buon allenamento di fondo e sa gestire il proprio ritmo. La parola chiave è resistenza, piĂš che esplosivitĂ .
I primi 3 chilometri sono quelli piĂš duri, con pendenze superiori al 10%: qui molti esagerano, e pagano lo sforzo nel finale. Lâobiettivo devâessere partire piano, trovare subito il proprio passo e affrontare ogni curva come una piccola tappa verso la vetta.
Chi non è abituato alle salite lunghe dovrebbe allenarsi progressivamente, abituando il corpo a sforzi costanti e alla gestione del ritmo cardiaco. Ricorda: sullâAlpe non si vince contro gli altri, ma contro se stessi.
2. Rapporti consigliati: la chiave del successo
Lâattrezzatura giusta può fare la differenza. Una guarnitura compatta 34Ă50 abbinata a una cassetta 11â30 o 11â32 è la soluzione ideale per affrontare i tratti piĂš ripidi senza bruciare energie.
Chi pedala a ritmo cicloturistico o vuole godersi la salita senza affanno dovrebbe privilegiare rapporti agili: permettono di mantenere una cadenza fluida, riducendo lâaffaticamento muscolare e salvando le gambe per gli ultimi chilometri.
Non è una salita per ârapportoniâ: meglio girare le gambe con costanza, controllando il respiro e risparmiando energie per godersi la vista, i tornanti e lâatmosfera unica che solo questa montagna sa regalare.
3. Quando affrontarla: scegliere il momento giusto
Il periodo ideale per salire lâAlpe dâHuez va da giugno a settembre, quando la strada è completamente pulita e il clima mite. In inverno la salita è spesso ghiacciata o chiusa, e anche in primavera le temperature possono essere rigide nella parte alta.
In estate, invece, la montagna si anima: migliaia di ciclisti provenienti da ogni angolo del mondo si danno appuntamento qui, creando una piccola comunitĂ internazionale del pedale.
Nei giorni del Tour, lâatmosfera è elettrica: tifosi accampati lungo la strada, bandiere, scritte sullâasfalto e applausi che accompagnano ogni passaggio.
Se vuoi pedalare in tranquillitĂ , scegli le prime ore del mattino: meno traffico, temperature piĂš fresche e panorami mozzafiato sulle Alpi ancora illuminate dalla luce dellâalba.
4. Punti dâacqua e ristoro: idratazione e ristoro
Durante la salita, lâidratazione è fondamentale. Fortunatamente, lungo il percorso ci sono diverse fontane e punti di ristoro:
- Una a Le Bourg-dâOisans, prima di partire.
- Unâaltra a La Garde, poco dopo i primi chilometri piĂš duri.
- E poi bar e ristoranti sparsi lungo il tragitto e al villaggio dellâAlpe dâHuez.
In cima, potrai concederti una pausa meritata: un caffè con vista sulle montagne, una birra fresca o un piatto di specialità savoiarde.
Da non perdere anche una visita al Museo del Ciclismo, dove foto, biciclette e cimeli raccontano le imprese dei grandi campioni del Tour. Nei negozi di souvenir potrai trovare maglie, medaglie e gadget per celebrare il tuo traguardo personale.
5. Esperienza da vivere: il battesimo della leggenda
Arrivare in cima allâAlpe dâHuez è molto piĂš di una conquista sportiva: è un rito di passaggio.
Ogni anno migliaia di ciclisti si fanno fotografare sotto il celebre cartello âArrivĂŠe â Alpe dâHuezâ, spesso indossando la maglia del proprio idolo o della squadra del cuore.
Ă un momento di orgoglio e di emozione autentica: la fatica svanisce, lascia spazio al sorriso e alla consapevolezza di aver pedalato sulla salita piĂš famosa del mondo.
Molti raccontano di provare una sensazione particolare, quasi mistica: la stessa che hanno vissuto i grandi campioni. Guardando giĂš verso la valle, dove il nastro dâasfalto si perde tra le montagne, capisci che ogni curva, ogni respiro, ogni goccia di sudore ti ha portato qui.
PerchĂŠ sullâAlpe dâHuez non conta solo il tempo: conta esserci arrivati, e farlo con il cuore.
đď¸ Cosa vedere allâAlpe dâHuez
LâAlpe dâHuez non è soltanto la montagna dei ciclisti: è una meta turistica completa e vivace tutto lâanno, capace di coniugare sport, natura, relax e cultura alpina. Che tu arrivi per affrontare i suoi 21 tornanti leggendari o semplicemente per respirare lâaria pura delle Alpi, questa localitĂ offre unâinfinitĂ di esperienze in ogni stagione.
Un paradiso per gli sport invernali
Durante i mesi freddi, lâAlpe dâHuez si trasforma in una delle stazioni sciistiche piĂš grandi e rinomate delle Alpi francesi, parte del vasto comprensorio Grand Domaine Ski.
Oltre 250 km di piste si snodano tra pendii dolci e discese mozzafiato, adatte sia ai principianti che agli sciatori esperti. Le piste panoramiche del Pic Blanc offrono una vista spettacolare sul massiccio degli Ăcrins, mentre la celebre Sarenne, con i suoi 16 chilometri di lunghezza, è considerata la pista nera piĂš lunga del mondo.
Snowboard, sci di fondo, racchette da neve, pattinaggio sul ghiaccio e gite in slitta completano unâofferta sportiva che fa dellâAlpe dâHuez una vera regina dellâinverno.
Estate attiva: trekking, MTB e aria pura
Quando la neve si scioglie e le vette si colorano di verde, lâAlpe dâHuez si risveglia in una nuova veste. Ă il momento ideale per gli amanti della montagna estiva, con centinaia di chilometri di sentieri per trekking, trail running e mountain bike.
Gli itinerari si snodano tra alpeggi, laghi glaciali e panorami che tolgono il fiato. Gli appassionati di MTB troveranno un vero paradiso nel Bike Park dellâAlpe dâHuez, uno dei piĂš grandi dâEuropa, con percorsi tecnici e discese spettacolari.
Per chi ama lâadrenalina, il parapendio regala un punto di vista unico: sorvolare i tornanti della Regina delle Alpi è unâesperienza da brividi e meraviglia insieme.
Panorami spettacolari dal Pic Blanc (3.330 m)
Uno dei simboli piĂš iconici della località è il Pic Blanc, vetta che domina lâAlpe e offre una vista mozzafiato a 360 gradi. Dalla sua terrazza panoramica, nelle giornate limpide, si possono ammirare oltre 100 cime alpine, tra cui il Monte Bianco, il Monte Cervino e la Meije.
Il Pic Blanc è raggiungibile comodamente con la funivia panoramica, che parte dal centro del resort e conduce in pochi minuti fino ai 3.330 metri dâaltitudine. In cima, il silenzio delle montagne e la vastitĂ del paesaggio trasmettono un senso di pace assoluta un momento da vivere lentamente, lontano dal rumore del mondo.
Benessere e relax in alta quota
Dopo una giornata intensa, niente di meglio che concedersi un poâ di relax. LâAlpe dâHuez ospita centri benessere e spa di alta montagna, perfetti per recuperare energie tra sauna, massaggi e piscine panoramiche.
Molti hotel e chalet offrono viste spettacolari e ambienti caldi e accoglienti, dove il legno e la pietra si uniscono al comfort moderno per creare unâatmosfera di puro benessere alpino.
Gastronomia alpina: sapori autentici delle montagne
La cucina dellâAlpe dâHuez è un invito ai piaceri del palato. Nei ristoranti e rifugi troverai piatti tipici della tradizione savoiarda e dauphinoise, ricchi e genuini, ideali per ricaricare le energie dopo una giornata allâaria aperta.
Tra le specialitĂ imperdibili:
- Tartiflette, con patate, reblochon, pancetta e cipolle.
- Raclette e fondue savoiarde, da gustare in compagnia, davanti al fuoco.
-
Formaggi locali e charcuterie di montagna, accompagnati da un bicchiere di vino della valle del Rodano o della Savoia.
E per chiudere in dolcezza, non può mancare un dessert tradizionale come la torta di mirtilli o la crème brÝlÊe alla vaniglia alpina.
Un luogo da vivere tutto lâanno
Che tu venga per sciare, pedalare, camminare o semplicemente respirare, lâAlpe dâHuez è una montagna che regala emozioni in ogni stagione.
Dâinverno brilla come una perla bianca tra le cime innevate, dâestate si veste di verde e luce, accogliendo sportivi e viaggiatori da tutto il mondo.
Ă un luogo dove la natura incontra la leggenda, dove ogni esperienza dallo sport alla cucina, dal silenzio delle vette alla vivacitĂ del villaggio lascia un ricordo indelebile.
AllâAlpe dâHuez, la Regina delle Alpi, ogni giornata è un nuovo capitolo di un racconto che non smette mai di affascinare.

đŹÂ Citazioni e parole leggendarie
Ci sono montagne che si scalano con le gambe, e altre che si scalano con il cuore. LâAlpe dâHuez appartiene alla seconda categoria. Le parole dei campioni, dei giornalisti e degli appassionati che lâhanno vissuta raccontano unâesperienza che va oltre lo sport, un viaggio nellâanima del ciclismo, dove ogni curva diventa una lezione di vita.
âQuando sali lâAlpe dâHuez, non senti solo la fatica. Senti la storia.â
â Greg LeMond
Greg LeMond, vincitore del Tour e protagonista di alcune tra le piĂš epiche sfide di sempre, riassume cosĂŹ lâessenza della salita. LâAlpe dâHuez non è solo un test di forza e resistenza, ma un luogo sacro, dove la storia del ciclismo si fa quasi tangibile. Ogni tornante racconta unâimpresa, ogni pietra ricorda il passaggio di un eroe.
Salire qui significa dialogare con il passato, ascoltare lâeco delle ruote che hanno preceduto la tua e sentire il battito di chi, prima di te, ha osato sfidare la Regina delle Alpi.
âOgni tornante è una sfida, ogni curva un nome che ti guarda. Ă come pedalare in un museo vivente.â
â Anonymous cyclist
Questa frase, spesso citata dagli amatori che affrontano lâAlpe, racchiude la poesia di una salita unica al mondo. Lungo i suoi 21 tornanti, ognuno intitolato a un vincitore del Tour, il ciclista si trova immerso in un museo a cielo aperto, dove i nomi di Coppi, Hinault, Pantani e LeMond accompagnano la fatica con la forza del mito.
Ogni curva diventa un incontro simbolico con un campione del passato, ogni tornante un gradino verso lâOlimpo del ciclismo. Ă una sensazione quasi mistica: il sudore si mescola allâemozione, e il rumore della catena diventa una musica che racconta la passione, la sofferenza e la gloria.
Molti dicono che allâAlpe dâHuez non si sale solo per conquistare una vetta, ma per vivere un sogno condiviso con generazioni di ciclisti. Qui si scopre che la fatica può trasformarsi in felicitĂ , e che ogni pedalata, anche la piĂš lenta, porta un poâ piĂš vicino alla leggenda.
PerchĂŠ, come recita un detto tra i ciclisti francesi:
âChi ha scalato lâAlpe dâHuez, ha toccato la storia.â
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đ Scheda pratica
LâAlpe dâHuez è una montagna che tutti gli appassionati di ciclismo dovrebbero conoscere nei dettagli.
Non è soltanto una delle salite piÚ iconiche del Tour de France, ma anche una delle mete cicloturistiche piÚ amate e frequentate al mondo. Questa scheda riassume i dati essenziali e le curiosità principali per chi sogna di affrontarla o semplicemente desidera conoscere meglio la Regina delle Alpi.
| Voce | Dati |
|---|---|
| LocalitĂ di partenza | Le Bourg-dâOisans (dipartimento dellâIsère, Francia) |
| Arrivo | Stazione sciistica dellâAlpe dâHuez |
| Altitudine di arrivo | 1.850 m s.l.m. |
| Dislivello complessivo | 1.070 m |
| Lunghezza della salita | 13,8 km |
| Pendenza media | 8,1% |
| Pendenza massima | 11% |
| Numero di tornanti | 21 (tutti numerati e intitolati a un vincitore di tappa del Tour) |
| Primo arrivo del Tour de France | 1952 |
| Vincitore storico | Fausto Coppi |
| Record di ascesa | Marco Pantani â 37'35" (1997) |
Un capolavoro di ingegneria e passione
La strada che collega Le Bourg-dâOisans allâAlpe dâHuez fu costruita negli anni Trenta per collegare i villaggi montani e la nascente stazione sciistica. Oggi, grazie alla sua pendenza costante e ai suoi celebri tornanti, è considerata una delle salite piĂš perfette per il ciclismo su strada: regolare, impegnativa, ma mai impossibile.
Ogni tornante è numerato in ordine decrescente dalla curva n°21 (Coppi) fino alla n°1 (Rolland) e presenta una targa commemorativa che ricorda il nome del vincitore e lâanno della sua impresa. Questo dettaglio trasforma la salita in un museo del ciclismo allâaperto, dove la fatica si intreccia con la storia.
Dati che diventano leggenda
Il tempo di Marco Pantani nel 1997, 37 minuti e 35 secondi, è ancora oggi un riferimento mitico per i ciclisti di tutto il mondo. Nessuno, nemmeno con le tecnologie moderne o con lâallenamento scientifico dei professionisti attuali, è riuscito a migliorarlo ufficialmente.
Quel record non è solo una cifra: rappresenta il simbolo della fusione perfetta tra uomo, montagna e mito.
AccessibilitĂ e logistica
- Come arrivare: Le Bourg-dâOisans è facilmente raggiungibile da Grenoble (circa 60 km) e dispone di hotel, campeggi e negozi specializzati per ciclisti.
- Segnaletica: la salita è interamente segnalata, con cartelli chilometrici che indicano altitudine, pendenza e numero del tornante successivo.
- Sicurezza: la strada è ampia e ben asfaltata, ma durante i mesi estivi può essere affollata. Si consiglia di salire nelle ore mattutine per evitare traffico e temperature elevate.
Un traguardo da vivere
Raggiungere la vetta dellâAlpe dâHuez significa entrare in un club speciale, quello di chi ha avuto il coraggio di misurarsi con la leggenda.
Che tu ci arrivi in 40 minuti o in due ore poco importa: ciò che conta è la sensazione che si prova al traguardo, quando, guardando il cartello âArrivĂŠe â Alpe dâHuezâ, capisci di aver scritto la tua piccola pagina nella storia del ciclismo.
LâAlpe dâHuez è molto piĂš di una scheda tecnica: è una montagna che parla allâanima di chi pedala, un simbolo eterno di passione, forza e libertĂ .
đ LâAlpe dâHuez: dove la leggenda incontra lâeternitĂ
LâAlpe dâHuez è molto piĂš di una semplice salita: è una cattedrale del ciclismo, un santuario della fatica e della gloria, dove ogni pedalata diventa una preghiera e ogni tornante un passo verso lâeternitĂ . Qui, tra le pareti di roccia e il respiro sottile dellâalta quota, si incontrano la storia, la passione e il sogno di generazioni di ciclisti.
Ogni volta che il Tour de France la include nel suo percorso, il mondo si ferma. Milioni di occhi si posano su quel nastro dâasfalto che sale al cielo, dove si sono consumate rivalitĂ epiche e trionfi immortali. Ma ciò che rende lâAlpe dâHuez veramente speciale è la sua capacitĂ di unire i campioni e gli amatori, gli eroi di ieri e i sognatori di oggi, in unâunica, grande tradizione che va oltre la competizione.
Chiunque affronti questa salita entra in contatto con qualcosa di piĂš grande di sĂŠ: la memoria collettiva del ciclismo. Ă come se, curva dopo curva, le voci del passato Coppi, Hinault, LeMond, Pantani accompagnassero il respiro affannato di chi sale oggi, incoraggiandolo a non mollare.
E poi arriva quel momento. Il traguardo si avvicina, la folla applaude, il cuore batte forte. Gli ultimi metri sono una miscela di dolore, euforia e liberazione.
Quando finalmente metti piede in cima, stremato ma felice, guardi la valle che si apre sotto di te e capisci tutto: perchĂŠ milioni di persone amano questa montagna, perchĂŠ i grandi campioni lâhanno resa immortale, e perchĂŠ tutti la chiamano con rispetto e ammirazione âLa Regina delle Alpi.â
LâAlpe dâHuez non è solo un luogo da raggiungere: è unâesperienza da vivere, una leggenda da sentire, una vetta da ricordare per sempre.



