L’ascesa del Monte Everest, la vetta più alta del mondo, è un’esperienza straordinaria, un’impresa ardua riservata agli alpinisti più preparati e determinati. In questo articolo esamineremo nel dettaglio il classico itinerario di salita del versante sud, il più frequentato e situato in Nepal. Affronteremo i passaggi principali, come raggiungere il campo base, le tappe di acclimatazione e le difficoltà di ogni fase fino alla vetta.
Come raggiungere il campo base dell’Everest
Partenza da Kathmandu
La prima tappa per tutti gli alpinisti diretti verso il Monte Everest è la capitale del Nepal, Kathmandu, una città ricca di storia, cultura e spiritualità, oltre a essere il punto d’accesso per molti trekking himalayani. Kathmandu offre un mix affascinante di templi antichi, mercati vibranti e vie pittoresche, che meritano una visita prima di avventurarsi verso le altitudini dell'Everest. Prima di partire, gli alpinisti possono esplorare luoghi simbolici come il Tempio di Pashupatinath, sacro per gli induisti, o la Stupa di Boudhanath, una delle più grandi del mondo e centro del buddismo tibetano.
Preparativi e Permessi
Per scalare l'Everest, sono necessari vari permessi che si ottengono a Kathmandu. Oltre al permesso di scalata, rilasciato dal Dipartimento del Turismo del Nepal, è necessario munirsi di un’assicurazione specifica che copra i rischi di alta montagna. Gli alpinisti sono soliti dedicare uno o due giorni a Kathmandu per ultimare i preparativi, acquistare eventuali attrezzature mancanti e incontrare i membri del team, inclusi gli sherpa, figure essenziali per una spedizione di successo. Negli ultimi anni, le autorità hanno reso più rigorosi i requisiti per ottenere il permesso di scalata, includendo controlli medici per garantire una preparazione fisica adeguata.
A Kathmandu, Thamel è il quartiere principale per chi cerca attrezzatura da montagna e punti di incontro per organizzare spedizioni verso l'Everest. Ecco alcune informazioni utili per acquistare equipaggiamento, incontrare i membri del team e coordinare la logistica della spedizione.
1. Acquisto di Attrezzatura a Thamel
Thamel è il cuore del turismo e dell'escursionismo a Kathmandu, con una vasta gamma di negozi specializzati in attrezzatura da trekking e alpinismo. Qui è possibile trovare tutto il necessario, tra cui giacche termiche, sacchi a pelo adatti alle basse temperature, ramponi, piccozze e bombole di ossigeno. Tra i negozi più noti ci sono:
- Shona's Alpine Rentals: Molto popolare per chi cerca attrezzature di qualità a prezzi ragionevoli, incluse opzioni per noleggio.
- Himalayan Java Gear: Oltre a offrire abbigliamento e attrezzature da trekking, questo negozio vende anche prodotti delle principali marche internazionali, spesso a prezzi scontati.
- Northfield Café & Gear Shop: Un negozio che offre sia attrezzature nuove sia usate, spesso frequentato da escursionisti esperti che condividono suggerimenti e storie di viaggio.
Molti di questi negozi vendono attrezzatura sia autentica che imitazioni a basso costo; è quindi importante verificare la qualità per evitare sorprese. Il personale, spesso esperto di trekking, può dare consigli sull’equipaggiamento più adatto per il Campo Base dell’Everest o l’alta quota.
2. Incontro con i Membri del Team e Sherpa
La maggior parte delle spedizioni sull'Everest viene organizzata attraverso agenzie specializzate di Kathmandu, che coordinano logistica, sicurezza e personale di supporto, inclusi gli sherpa. Tra le agenzie più conosciute ci sono:
- Seven Summit Treks: Una delle agenzie di trekking più affermate del Nepal, che offre pacchetti completi per l’Everest e il coordinamento di sherpa altamente qualificati.
- Himalayan Guides Nepal: Famosa per le spedizioni di alta qualità e il supporto completo, si rivolge sia a scalatori esperti che a chi cerca pacchetti semi-guidati.
- Adventure Consultants: Agenzia internazionale con sede anche a Kathmandu, che offre l’organizzazione di ogni dettaglio della spedizione.
Gli alpinisti che si affidano a queste agenzie generalmente incontrano il team, inclusi gli sherpa e altri membri di supporto, negli uffici delle agenzie stesse. Questo è anche il momento per definire i ruoli di ciascuno, chiarire le aspettative e discutere i dettagli del piano di acclimatazione.
3. Coordinamento Logistico e Briefing
Prima di partire, le agenzie organizzano un briefing per discutere il piano del trekking e assicurarsi che tutti i membri del team siano preparati. Durante il briefing si trattano argomenti come:
- Acclimatazione e gestione del mal di montagna: Strategie e tappe di acclimatazione per evitare problemi di salute.
- Piano di emergenza: Protocollo in caso di malessere o infortunio e uso di bombole di ossigeno.
- Distribuzione dei carichi: Le agenzie definiscono quali attrezzature trasportano gli sherpa e quali l’alpinista, per garantire una distribuzione equilibrata e sicura.
4. Noleggio di Attrezzature di Sicurezza e Bombole di Ossigeno
Per chi non vuole acquistare tutto, esistono anche opzioni di noleggio per attrezzature più costose come le bombole di ossigeno, i sistemi di riscaldamento e tende speciali. Alcune agenzie, come Seven Summit Treks e Himalayan Guides Nepal, offrono pacchetti che includono questi articoli nel prezzo della spedizione. Tuttavia, è anche possibile noleggiare attrezzature nei negozi di Thamel.
Consigli Pratici per l’Incontro del Team e la Logistica
- Arrivare qualche giorno in anticipo: Per incontrare il team e sistemare eventuali dettagli, è consigliabile arrivare a Kathmandu con un paio di giorni di anticipo rispetto alla data di partenza per Lukla.
- Controllare l’attrezzatura sul posto: Prima di partire, è importante testare l’equipaggiamento, soprattutto se è stato noleggiato, per assicurarsi che tutto funzioni correttamente.
- Documentazione e Assicurazione: Oltre al passaporto e ai permessi di scalata, è essenziale avere una copertura assicurativa che includa il salvataggio in elicottero, dato che le evacuazioni d’urgenza possono essere molto costose.
Il volo per Lukla
Da Kathmandu si vola verso Lukla, una delle piste di atterraggio più spettacolari e impegnative al mondo, situata a 2.860 metri di altitudine. Il volo per Lukla dura circa 30-40 minuti e sorvola paesaggi montani spettacolari. Una volta a Lukla, inizia il trekking verso il campo base dell’Everest, un percorso che aiuta l’organismo ad acclimatarsi progressivamente all’altitudine.
Trekking da Lukla al campo base dell’Everest
Il trekking da Lukla al campo base è una fase fondamentale per acclimatarsi prima dell’ascesa. Si percorrono circa 65 km con un dislivello di oltre 2.500 metri, e il tragitto richiede in media 10 giorni per consentire una corretta acclimatazione. Ecco le principali tappe di questo percorso:
Lukla a Phakding: Il trekking inizia con una breve passeggiata da Lukla a Phakding (2.610 m). È una tappa semplice di circa 3 ore, e permette di abituarsi gradualmente.
Phakding a Namche Bazaar: Si prosegue verso Namche Bazaar (3.440 m), un vivace villaggio sherpa e una delle principali tappe di acclimatazione. Il trekking dura circa 6 ore, con una salita più impegnativa. Qui molti escursionisti trascorrono un giorno di riposo per adattarsi all'altitudine.
Namche Bazaar a Tengboche: Dopo un giorno di acclimatazione a Namche Bazaar, si sale a Tengboche (3.860 m), sede di un famoso monastero buddista. Questo tratto dura circa 5-6 ore.
Tengboche a Dingboche: L’itinerario continua verso Dingboche (4.410 m), dove è prevista un’ulteriore giornata di acclimatazione.
Dingboche a Lobuche: Si sale ancora fino a Lobuche (4.940 m), un villaggio montano isolato. Questo tratto richiede circa 5-6 ore di cammino.
Lobuche a Gorak Shep e al campo base dell’Everest: L’ultima tappa porta a Gorak Shep (5.170 m) e quindi al campo base dell’Everest (5.364 m). Da qui gli alpinisti iniziano a prepararsi per la vera ascesa della montagna.
Il campo base dell’Everest
Il Campo Base dell’Everest, situato a 5.364 metri di altitudine sul versante nepalese (ce n’è uno anche sul versante tibetano a 5.150 metri), è molto più che un semplice punto di partenza per l’ascesa: è un vero e proprio “villaggio temporaneo” che ospita alpinisti da tutto il mondo, guide sherpa, personale di supporto e team medici. Ecco alcune informazioni e curiosità che rendono unico questo luogo straordinario.
La Vita al Campo Base
Durante la stagione primaverile (da aprile a maggio) e autunnale (da settembre a ottobre), il Campo Base dell’Everest diventa un accampamento popolato da tende colorate, dotato di cucine, aree per i pasti e zone di riposo. Le spedizioni montano le proprie tende e, per le operazioni di supporto, allestiscono anche tende per il personale e per lo stoccaggio delle attrezzature. L'intera area è organizzata in modo che ogni squadra disponga di uno spazio per dormire, mangiare e prepararsi all’ascesa.
Comfort e Strutture Essenziali
A queste altitudini, ogni comodità deve essere portata e gestita con cura, ma molti team sono attrezzati con alcuni "comfort" essenziali per mantenere il morale alto durante la lunga attesa e acclimatazione. Alcuni team installano tende riscaldate, che fungono da “mensa” e luogo di socializzazione per gli alpinisti. Negli ultimi anni, sono stati allestiti anche veri e propri punti di ricarica solare, dove è possibile caricare dispositivi elettronici. Ci sono persino piccole strutture mediche, spesso gestite da team di soccorso o ONG, dove medici specializzati monitorano costantemente la salute degli alpinisti.
Le Tradizioni e le Cerimonie al Campo Base
Prima dell'inizio di ogni spedizione, è consuetudine celebrare una cerimonia di Puja. Questa cerimonia buddhista viene svolta per chiedere protezione agli dei della montagna e ottenere il permesso simbolico di scalare l’Everest. Gli alpinisti e gli sherpa si riuniscono davanti a una stupa (un altare costruito con pietre e bandiere di preghiera) dove vengono offerti cibo, incenso, burro di yak e altre offerte. Gli sherpa, profondamente spirituali, considerano questa cerimonia un passaggio essenziale per garantire sicurezza e buon auspicio.
L’Ambiente e i Rifiuti: la Sfida della Sostenibilità
Con il crescente numero di alpinisti e spedizioni, la gestione dei rifiuti al Campo Base e lungo la montagna è diventata una priorità. Le autorità nepalesi hanno introdotto una politica di “garbage deposit”: ogni alpinista deve lasciare un deposito, che verrà restituito solo se riporterà indietro i rifiuti prodotti durante la scalata. Inoltre, negli ultimi anni sono stati avviati progetti per ridurre l’impatto ambientale, inclusa la raccolta di rifiuti organici e non organici. Alcune spedizioni portano addirittura sacche per il trasporto degli escrementi, per evitare che si accumulino nella zona del Campo Base.
La Connessione con il Mondo
Nonostante l’isolamento geografico, il Campo Base dispone di una connessione satellitare limitata, utilizzata principalmente per comunicazioni di emergenza e aggiornamenti meteo cruciali per l'ascensione. Alcune organizzazioni offrono anche servizi Wi-Fi a pagamento, sebbene costosi e non sempre affidabili. Molti alpinisti aggiornano amici e familiari sui progressi della scalata tramite post o blog, rendendo il Campo Base una “finestra” verso il mondo, nonostante le difficoltà di connessione.
Curiosità: “Everest Base Camp Trekkers” e Alpinisti
È interessante sapere che il Campo Base non è frequentato solo dagli alpinisti diretti alla vetta. Ogni anno, migliaia di escursionisti fanno trekking fino al Campo Base come meta principale del loro viaggio. Questo trekking, noto come Everest Base Camp Trek, permette di raggiungere il Campo Base senza proseguire verso la cima. Sebbene questi trekkers non affrontino l’Everest, possono vivere un'esperienza immersiva nella cultura di alta montagna e godere dello spettacolo dell’Himalaya.
Consigli per la Vita al Campo Base
- Idratazione e Alimentazione: L’aria secca e l’altitudine richiedono un’idratazione costante. Gli alpinisti bevono frequentemente tè, brodo caldo e acqua purificata per mantenere l’energia.
- Gestione dello Stress e del Tempo: Passare lunghi periodi al Campo Base può essere mentalmente impegnativo. Molti portano libri, giochi o si dedicano alla scrittura di un diario per superare l'attesa e l'ansia.
- Monitoraggio della Salute: A queste altitudini, piccoli sintomi come il mal di testa o la nausea possono evolversi rapidamente. Un monitoraggio quotidiano aiuta a identificare precocemente i segnali di mal di montagna.
Il Campo Base dell’Everest è una tappa fondamentale per ogni spedizione, un luogo dove la maestosità dell’Himalaya si incontra con la sfida umana e con una vita temporanea e comunitaria dedicata all’obiettivo di raggiungere la cima del mondo.
La Salita: Verso la Vetta
La fase di acclimatazione: rotazione tra i campi
La fase di acclimatazione sull'Everest è un processo fondamentale per ridurre i rischi di mal di montagna e altre complicazioni legate all’altitudine. Sul versante sud, questo processo di adattamento progressivo è noto come rotazione tra i campi, e implica diversi spostamenti strategici tra il Campo Base e i campi successivi (Campo 1, Campo 2, Campo 3 e Campo 4). Ogni rotazione serve a preparare il corpo a gestire livelli di ossigeno sempre più bassi man mano che si sale.
Campo Base al Campo 1: Attraversamento della Cascata di Ghiaccio del Khumbu
Dopo aver trascorso alcuni giorni al Campo Base, gli alpinisti compiono la prima rotazione, attraversando la pericolosa Cascata di Ghiaccio del Khumbu per raggiungere il Campo 1. La cascata si estende dai 5.400 ai 6.100 metri, e attraversarla richiede grande esperienza e attenzione.
Questa è una delle fasi più delicate della scalata, poiché l’Icefall è costellato di crepacci e torri di ghiaccio instabili. Molti alpinisti fanno questo tratto di notte o all'alba, quando le temperature più basse rendono il ghiaccio più stabile. Al Campo 1, gli scalatori trascorrono una notte o due per abituarsi alla nuova altitudine, prima di tornare al Campo Base.
Campo 1 a Campo 2: La Valle del Silenzio
Dopo aver superato la cascata di ghiaccio del Khumbu, uno dei tratti più pericolosi dell'intero percorso, gli alpinisti raggiungono il Campo 1, situato a circa 6.100 metri. Questo campo si trova ai margini della Western Cwm, conosciuta come la "Valle del Silenzio". È una vasta e suggestiva pianura glaciale, famosa per il suo aspetto quasi etereo e per la quiete surreale: a queste altitudini, il vento spesso si attenua, e i rumori esterni sono ridotti al minimo, creando una sensazione di isolamento totale.
La Valle del Silenzio è caratterizzata da un’insolita intensità luminosa, poiché i raggi del sole si riflettono sul ghiaccio e sulla neve circostante, aumentando la temperatura in modo sorprendente durante il giorno, fino a far percepire un caldo quasi estivo. Tuttavia, di notte la situazione cambia drasticamente, con temperature che scendono ben al di sotto dello zero, rendendo il Campo 1 uno dei punti in cui gli alpinisti sperimentano le oscillazioni termiche più estreme.
Da qui la salita prosegue verso il Campo 2, situato a circa 6.400 metri, alla base
Campo 2 a Campo 3: Il Lhotse Face
Da qui la salita prosegue verso il Campo 2, situato a circa 6.400 metri, alla base del Lhotse Face. Questo campo, spesso utilizzato come "campo avanzato base", dispone di più risorse rispetto al Campo 1, come tende più grandi e scorte di cibo, poiché molti alpinisti vi trascorrono diverse notti durante la fase di acclimatazione.
Durante questo tratto della spedizione, gli effetti dell'altitudine e della ridotta quantità di ossigeno iniziano a farsi sentire in modo evidente. L’aria rarefatta rende ogni movimento più faticoso, costringendo gli alpinisti a mantenere un passo lento e regolare per non sovraffaticare il corpo. Questo ritmo lento è cruciale per permettere all’organismo di adattarsi gradualmente e minimizzare i rischi legati al mal di montagna.
Curiosità
- Surriscaldamento e Rischio di Scottature: Nonostante ci si trovi a oltre 6.000 metri di altezza, l’intensità del sole nella Valle del Silenzio può causare surriscaldamento e gravi scottature. Gli alpinisti devono coprire attentamente ogni parte del corpo e applicare protezioni solari potenti per evitare danni alla pelle.
- Fatica Psicologica: La tranquillità quasi irreale della Valle del Silenzio, combinata con la fatica fisica e la mancanza di ossigeno, può avere effetti psicologici intensi. Alcuni alpinisti descrivono la sensazione di essere "sospesi nel tempo", un effetto che può accentuare l’isolamento e la lontananza da ogni riferimento familiare.
- Risorse Limitate: Il Campo 2 è l'ultimo punto della scalata dove è possibile trovare una certa disponibilità di scorte. A partire dal Campo 3, le risorse sono estremamente limitate e ogni grammo di peso viene attentamente considerato.
La Valle del Silenzio rappresenta quindi una tappa unica dell’ascesa, dove gli alpinisti devono fare i conti con la maestosità e il silenzio della natura, e con le sfide fisiche e mentali che ogni passo comporta.
Campo 3 a Campo 4: Il Colle Sud
La salita dal Campo 3 al Campo 4 porta gli alpinisti al Colle Sud, a circa 7.950 metri di altitudine. Questo è l'ultimo avamposto prima dell'attacco finale alla vetta dell’Everest e rappresenta una delle sfide più estreme di tutta la spedizione. Situato nella famigerata “zona della morte”, il Colle Sud è un ambiente tanto affascinante quanto inospitale, dove la scarsità di ossigeno, le temperature estreme e i forti venti mettono alla prova anche i più esperti.
Caratteristiche Estreme del Colle Sud
Nella zona della morte, l’ossigeno atmosferico è ridotto a un terzo rispetto a quello disponibile al livello del mare. Questa scarsità fa sì che anche i movimenti più semplici, come allacciare una scarpa o indossare i guanti, diventino faticosi e richiedano un impegno fisico e mentale significativo. Per evitare danni permanenti agli organi o un collasso fisico, la maggior parte degli alpinisti inizia a utilizzare ossigeno supplementare già dal Campo 3 o dal Campo 4, a seconda delle condizioni individuali e del piano di scalata.
La Logistica e le Difficoltà di Campo 4
A differenza dei campi inferiori, il Campo 4 è privo di tende di comfort e aree comuni: qui ogni grammo di equipaggiamento deve essere ridotto al minimo, poiché il trasporto a queste altezze richiede un dispendio di energie elevatissimo. Le condizioni meteo sono estremamente variabili, e i forti venti possono rendere il montaggio delle tende una vera impresa. Molti alpinisti trascorrono poche ore al Campo 4, giusto il tempo necessario per riposare e prepararsi per l’attacco alla vetta.
La Preparazione per l’Attacco Finale
Dal Colle Sud, il percorso verso la vetta prevede il superamento di tratti particolarmente impegnativi, come il Balcone, a 8.400 metri, e l'Hillary Step, un passaggio roccioso ripido e tecnico che richiede grande abilità e resistenza. Per massimizzare le probabilità di successo, gli alpinisti partono solitamente dal Campo 4 intorno alla mezzanotte, in modo da raggiungere la cima entro la mattinata e poter ridiscendere prima che le condizioni atmosferiche peggiorino nel pomeriggio.
Curiosità e Fatti Interessanti
Tempo Limitato in Zona della Morte: A causa del deterioramento fisico che il corpo subisce in queste condizioni, gli alpinisti tendono a ridurre al minimo la permanenza al Campo 4. Si calcola che, a queste altitudini, il corpo consumi massa muscolare e risorse interne a un ritmo così rapido da renderne pericolosa una lunga esposizione.
Effetti Psicologici dell'Altitudine: Molti alpinisti riportano effetti psicologici intensi e, a volte, allucinazioni nella zona della morte. La combinazione di ossigeno ridotto, fatica estrema e stress mentale può provocare alterazioni nella percezione della realtà, come visioni e una sensazione di "estraniamento".
Rispetto ai Limiti Fisici: Salire fino al Campo 4 è spesso considerato il momento in cui ogni scalatore deve confrontarsi con i propri limiti. Molti alpinisti decidono di rinunciare alla vetta proprio qui, preferendo non rischiare ulteriormente, poiché la discesa richiede altrettanta, se non maggiore, energia rispetto alla salita.
Il Campo 4 al Colle Sud rappresenta il confine tra l'umanamente accessibile e l’ignoto. È un punto di lancio estremo, che richiede una pianificazione perfetta, una preparazione fisica e mentale assoluta, e una profonda consapevolezza dei propri limiti per proseguire verso la vetta del mondo.
L’attacco finale alla vetta dell’Everest inizia solitamente tra mezzanotte e le prime ore del mattino, quando le condizioni meteorologiche sono più favorevoli, il vento è meno intenso, e il rischio di valanghe è minore. La scelta di partire in questo momento permette agli alpinisti di sfruttare le ore di luce per la discesa, fondamentale per evitare rischi ulteriori e facilitare l'orientamento. Il percorso dal Campo 4 alla vetta passa attraverso una serie di punti chiave, ognuno con le proprie difficoltà e pericoli.
Sezioni Chiave dell’Attacco alla Vetta
The Balcony (8.400 metri)
Dopo circa 3-4 ore di salita, gli alpinisti raggiungono il Balcony, un piccolo pianoro che offre una delle ultime opportunità di sosta. Qui è possibile fare una breve pausa per controllare l’attrezzatura e, soprattutto, per cambiare o ricaricare le bombole di ossigeno. Dal Balcony, gli alpinisti possono anche godere di una vista spettacolare delle cime circostanti, illuminata dalla prima luce del giorno, un momento che molti descrivono come indimenticabile.
La Cresta Sud-Est
Dopo il Balcony, la salita prosegue lungo la Cresta Sud-Est, una sezione esposta e particolarmente stretta che richiede grande abilità e sicurezza. Da qui, la vista si apre su entrambi i versanti dell’Everest, con pareti di ghiaccio e neve che scendono a picco per migliaia di metri. Il percorso è inclemente, e le condizioni possono cambiare rapidamente, con forti venti e nevicate improvvise. La cresta sud-est è uno dei tratti più pericolosi del tragitto verso la vetta: ogni passo richiede concentrazione totale, poiché un errore può essere fatale.
L’Hillary Step (8.760 metri)
Uno dei passaggi più famosi e tecnicamente impegnativi dell’intera salita è l’Hillary Step. Situato a circa 8.760 metri, questo tratto ripido e roccioso rappresentava una barriera naturale che richiedeva una grande abilità tecnica e l'uso di corde fisse. Dopo il terremoto del 2015, molti alpinisti e guide hanno notato modifiche all’Hillary Step, che sembra essersi parzialmente ridotto. Nonostante ciò, il tratto rimane estremamente impegnativo, e richiede ancora precisione e attenzione per superare le difficoltà tecniche, soprattutto con l’ossigeno limitato e la fatica accumulata.
L’Ultimo Tratto verso la Vetta
Superato l’Hillary Step, rimane l'ultima sezione verso la vetta, un tratto relativamente meno tecnico ma estenuante. A questa altitudine, anche pochi passi richiedono un'enorme forza fisica e mentale, poiché il corpo è ormai al limite e il tempo per rimanere nella "zona della morte" è limitato. Gli alpinisti affrontano questo tratto come una corsa contro il tempo, sapendo che ogni minuto in più in quota può aumentare i rischi di congelamento e esaurimento dell’ossigeno.
Curiosità e Fatti Importanti sull’Attacco alla Vetta
La Finestra di Bel Tempo: La salita alla vetta è possibile solo durante una breve finestra di bel tempo, solitamente a maggio o settembre, quando i venti della Jet Stream si calmano. Questa finestra può durare poche ore o pochi giorni, rendendo la pianificazione meteo una componente critica per il successo.
Effetti della Privazione di Ossigeno: A quote superiori agli 8.000 metri, il cervello e il corpo subiscono danni permanenti a causa della carenza di ossigeno. Gli alpinisti devono mantenere una concentrazione assoluta, poiché il rischio di allucinazioni e perdita di coordinazione motoria è alto.
Congestione sulla Vetta: Negli anni recenti, l’aumento del numero di scalatori ha causato episodi di "traffico" sulla cresta finale, in particolare all’Hillary Step e nei passaggi stretti. Questi rallentamenti aumentano il tempo di esposizione, il rischio di esaurire l’ossigeno e le probabilità di incidenti.
La Bandiera Nepalese e il Panorama dalla Vetta: Raggiunta la vetta a 8.848 metri, gli alpinisti trovano spesso una bandiera nepalese lasciata come simbolo. Da questo punto, si gode una vista mozzafiato delle catene montuose dell’Himalaya, con lo sguardo che spazia oltre i confini di Tibet, Nepal e, in giornate particolarmente limpide, fino alla pianura del Gange.
L’attacco alla vetta dell’Everest è il culmine di settimane di preparazione, acclimatazione e strategia. Ogni passo in questa fase è una sfida, con l’obiettivo di raggiungere il "tetto del mondo" e completare una delle imprese più ardue e simboliche per qualsiasi alpinista.
La Discesa
La discesa dall’Everest, sebbene meno celebrata rispetto alla salita, è spesso considerata la fase più pericolosa e cruciale di tutta la spedizione. Dopo aver raggiunto la vetta, gli alpinisti sono a malapena a metà dell’impresa, e devono fare i conti con la stanchezza estrema, la scarsità di ossigeno e i rischi che aumentano a causa della disidratazione e della diminuzione di lucidità mentale. La discesa richiede massima concentrazione, poiché la maggior parte degli incidenti mortali si verifica proprio in questa fase.
Sfide e Rischi della Discesa
Stanchezza Accumulata
Dopo giorni di salita e ore di cammino fino alla vetta, il fisico e la mente degli alpinisti sono estremamente provati. Molti sottovalutano quanto sia cruciale conservare energie per la discesa, ma anche piccoli errori di calcolo possono diventare fatali a causa della stanchezza.
Mal di Montagna e Edema
L’altitudine elevata e la scarsità di ossigeno possono scatenare l’edema cerebrale o l’edema polmonare anche durante la discesa, soprattutto quando il corpo è al limite. I sintomi includono confusione mentale, perdita di equilibrio, e difficoltà respiratorie, che complicano ulteriormente il ritorno ai campi inferiori.
Rischio di Congelamento
Le condizioni estreme di freddo persistono anche in discesa. Durante la notte o con l’abbassarsi della temperatura, i rischi di congelamento alle estremità del corpo sono elevatissimi. Gli alpinisti devono tenere sotto controllo mani e piedi, ma a causa della stanchezza possono perdere sensibilità e sottovalutare i primi sintomi del congelamento.
Punti Critici della Discesa
L’Hillary Step e la Cresta Sud-Est
Tratti come l’Hillary Step e la cresta sud-est diventano particolarmente insidiosi durante la discesa. Gli alpinisti devono affrontare passaggi stretti, con rischio di scivolamento, e gestire corde e attrezzature mentre il corpo è già estremamente provato. Durante i periodi di alta stagione, il traffico di scalatori può causare congestioni, obbligando chi è in discesa a fermarsi a lungo in queste zone critiche, aumentando il tempo di esposizione ai rischi.
The Balcony
Il Balcony a 8.400 metri è una delle ultime possibilità per fare una breve sosta e ricaricare l’ossigeno, se disponibile. Tuttavia, in discesa molti alpinisti sono a corto di ossigeno, il che aggiunge un ulteriore livello di pericolo. Chi esaurisce le scorte di ossigeno prima di raggiungere i campi inferiori è a rischio di ipossia, con conseguenti difficoltà respiratorie e disorientamento.
Cascata di Ghiaccio del Khumbu
Scendendo verso i campi base più bassi, gli alpinisti devono affrontare nuovamente la temuta Cascata di Ghiaccio del Khumbu, un tratto particolarmente instabile e soggetto a valanghe e crolli improvvisi di seracchi. Nella fase di discesa, la cascata di ghiaccio è ancora più pericolosa, poiché le temperature tendono a salire durante il giorno, rendendo la struttura del ghiaccio più fragile e aumentando il rischio di cedimenti.
Curiosità e Fatti Importanti sulla Discesa
La “Trappola della Vetta”
Esiste un fenomeno chiamato “trappola della vetta” per cui molti alpinisti, una volta raggiunto l’obiettivo, abbassano la guardia o provano un forte senso di euforia. Questo porta alcuni a sottovalutare i rischi della discesa, con esiti spesso fatali.
Il Fattore Tempo
Il tempo impiegato per la discesa deve essere calcolato con estrema precisione. Molti alpinisti cercano di scendere entro il primo pomeriggio, poiché le condizioni meteorologiche peggiorano drasticamente verso sera, aumentando il rischio di tempeste improvvise e abbassamenti repentini di temperatura.
Il “Summit Fever” e il Dilemma della Ritirata
Il fenomeno noto come “Summit Fever” (febbre della vetta) spinge alcuni alpinisti a ignorare i segnali di pericolo e a proseguire verso la vetta anche in condizioni sfavorevoli, consumando risorse preziose. Ciò può compromettere gravemente la discesa, rendendo difficile tornare in sicurezza ai campi inferiori.
Le Decisioni del Leader di Spedizione e degli Sherpa
Gli Sherpa e i leader di spedizione giocano un ruolo cruciale nella discesa. La loro esperienza e capacità di giudizio possono salvare vite, prendendo decisioni difficili come obbligare un alpinista esausto a ritirarsi anziché proseguire, o coordinando eventuali soccorsi d’emergenza.
La discesa rappresenta quindi una prova di resistenza e lucidità mentale, dove la capacità di gestire il proprio corpo e le risorse rimanenti è fondamentale per completare l’impresa e tornare in sicurezza al campo base.
Aspetti di Sicurezza e Consigli Finali
Acclimatazione: L’acclimatazione è la chiave per aumentare le probabilità di successo e minimizzare i rischi legati all’altitudine. Seguire attentamente il programma di rotazioni tra i campi e monitorare i sintomi di mal di montagna.
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Condizioni meteo: Le finestre di bel tempo sono rare e prevedere il meteo è fondamentale per il successo. Evitare condizioni di vento forte e tempeste per ridurre il rischio di congelamento e altre complicazioni.
Preparazione fisica e mentale: L’Everest non è solo una sfida fisica, ma anche psicologica. L’isolamento, la fatica estrema e il freddo mettono a dura prova la determinazione degli alpinisti.
Attrezzatura: Avere l’attrezzatura adeguata è essenziale. Dalle bombole di ossigeno ai vestiti termici, ogni dettaglio conta. Fare attenzione alla manutenzione dell’equipaggiamento e verificare che tutto sia in condizioni ottimali.
Stima costi complessivi per la scalata: Scalare l'Everest è un'impresa costosa, con i costi totali che possono variare ampiamente a seconda di diversi fattori, tra cui l'operatore scelto, l'itinerario, il tipo di supporto fornito e l'attrezzatura necessaria. Complessivamente, i costi per scalare l'Everest possono variare da un minimo di 30.000-40.000 USD per le spedizioni più semplici fino a oltre 100.000 USD per esperienze di alta qualità con servizi completi.
L'ascesa dell'Everest dal versante sud è un'avventura straordinaria e impegnativa, che richiede una combinazione di preparazione fisica, resistenza mentale e una buona dose di fortuna. Ogni alpinista che punta alla vetta deve confrontarsi con le sfide della cascata di ghiaccio del Khumbu, l'estenuante percorso verso il Colle Sud e la "zona della morte," dove ogni passo può fare la differenza. Conoscere a fondo ogni fase del tragitto è fondamentale per affrontare questa montagna con consapevolezza, rispetto e una profonda comprensione dei propri limiti, rendendo la conquista della vetta una delle esperienze più significative nella vita di un alpinista.
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